Si tratta di tempo impiegato in un’attività extralavorativa durante l’orario di lavoro e quindi sottratto alla prestazione contrattualmente dovuta al datore di lavoro. È stata coniata al riguardo l’espressione “assenteismo virtuale”.
Non c’è scritto, ma sono certo che la stessa cosa valga per Twitter & Co. Interessanti anche alcune note a margine: chi fa selezione per conto delle aziende non potrebbe cercare informazioni riservate o dati sensisbili attraverso Facebook per giudicare i candidati, sarebbe perseguibile penalmente per violazione dello Statuto dei Lavoratori. Tze, campa cavallo.
Ogni sei mesi esce un piccolo dossier sui maggiori giornali dedicato al recruiting online. Soliti dati, soliti protagonisti. Ieri era la volta di Italia Oggi, che è uscito con un numero speciale dedicato al Lavoro e curato da Walter Passerini, passato dal Sole al quotidiano giallo del gruppo Class. L’articolo “Io il posto me lo trovo sul Web” (.pdf) è a firma di Costantino Corbari.
P.S. Una sola nota. Personalmente non ritengo credibili alcuni valori, come i seguenti:
Questi riportano il “principale mezzo grazie al quale i lavoratori hanno trovato il proprio attuale lavoro“. Un valore così elevato per la voce “chiamata da parte del datore di lavoro” indica chiaramente come il panel sia basato sui lavoratori che transitano dall’agenzia di lavoro che ha condotto il sondaggio (una simile distorsione si trova, per esempio, anche nelle Manpower Employment Outlook Survey, sulla domanda di lavoro, pubblicate mensilmente sulla base delle dichiarazioni dei clienti del Gruppo).
Dubito che gli annunci online superino il passaparola in Italia. Sarebbe un traguardo importante, ma ho come l’impressione che non siamo ancora arrivati a questo punto.
I database di CV hanno un bel valore, lasciatemelo dire. C’è chi si è chiesto, banalmente: perché lasciarli gratuitamente in mano ai selezionatori professionali? Meglio dividere le revenue derivanti dalle informazioni sui candidati, no? Metto il mio nome, la mia faccia. Mi vuoi vedere? Paga qualcosa, allora. Obiezione scontata: non verrà più nessuno a cercarti a pagamento. Siete così sicuri? E se esistessero network di persone molto qualificate? Voi, selezionatori, non sareste disposti a inbucarvi per qualche spicciolo?
Non ho ancora studiato bene le dinamiche e i servizi, ma nelle ultime due settimane sono stato letteralmente tempestato di richieste per entrare in FaceContact.com e NotchUp (oggi JobFLO). Sistemi di job networking smaliziati, di seconda generazione. Che non svendono il potenziale accumulato a livello informativo sulle persone, ma ridistribuiscono sotto forma di bonus o altro il vantaggio competitivo offerto agli head hunter.
La vicenda è assai intrigante, soprattutto sotto il profilo della maggiore consapevolezza che gli utenti della Rete stanno maturando nella gestione di informazioni considerate nuova “merce di scambio” quando queste finiscono su mercati professionali.
La tesi di Michele Tiraboschi pubblicata lunedì sul Sole 24 Ore (articolo “Il collocamento in Rete ha bisogno di trasparenza“, file .PDF) non ha sortito alcun effetto. Eppure il giuslavorista non è andato molto per il sottile, definendo tutti i siti Internet che consentono lo scambio di domande/offerte di lavoro come “abusivi”. (Per la precisione, Monster.it un’autorizzazione ministeriale l’ha ottenuta, per cui direi meglio “tutti, tranne uno”…).
Per i non addetti, il riferimento è agli Artt. 4-7 del D.Lgs 276/03 (Legge Biagi), che spiegano come i soggetti che svolgono intermediazione si debbano accreditare all’Albo del Ministero e avere determinati requisiti di Legge.
Così scrive Tiraboschi: “.. la rete è inquinata da operatori che, pur non avendone i requisiti, assorbono una quota rilevante del mercato sostenendo un’ingente business che alimenta ed è reso possibile proprio grazie alla scarsa trasparenza del mercato del lavoro. Non crediamo tuttavia, per come è fatta la rete, che la soluzione del problema possa essere ricercata in un (seppur importante) bonifica e repressione da parte degli organi ispettivi“.
Da Infojobs in giù, sono tutti abusivi. Esercitano senza autorizzazione! Che cosa rispondono a questa denuncia?
IL CASO BORSA DEL LAVORO
Il professore se la prende poi con il mancato decollo della Borsa del Lavoro, che non ha oggi “finalità di promozione e incentivazione del mercato “, ma, come si evince dalla nuova normativa sulle comunicazioni obbligatorie, si basa su una “visione totalizzante, monopolistica e pubblicistica del mercato del lavoro“. A parte la leggera contraddizione con la critica precedente al mancato accreditamento dei jobsite (non è questa una visione statalista?), Humanitech condivide soltanto in parte questa denuncia. Non perché sia falsa, ma perché mette a fuoco le questioni sbagliate.
La Borsa Continua Nazionale del Lavoro non è decollata per queste ragioni:
Qualche approfondimento sui metamotori e sui nuovi strumenti come il videocurriculum. Sono materiali/articoli pubblicati oggi sul Sole 24 Ore [in rassegna stampa anche su Apogeonline dal buon Antonio Sofi], che lascio qui in download:
C’è poi qualche approfondimento sui blog degli esperti di diritto (.PDF) e uno più in generale di chi parla di lavoro (.PDF) – una replica su carta della fotografia della Jobosfera, già fatta qui per JobTalk. Online invece, arricchisce il quadro su JOB 24 Online uno speciale focus sui CEO blogger (con una lista dei 50 più noti) e un pezzo sulle piccole imprese che si sono votate al corporate blogging in Italia. Per questo articolo ringrazio Alberto per il suo prezioso contributo. News di piccolo cabotaggio, invece, è l’apertura di oneITJob, blog che parla di lavoro (nel senso delle opportunità e degli annunci) nel settore IT.
P.S. Da non tralasciare la lettura dell’attapiramento (poi ritirato) che Rosanna Santonocito ha fatto a Stefano Venturi di Cisco, contattato in fase di realizzazione degli articoli, e la risposta diretta via blog del CEO di Cisco.
Domani esce sul Sole 24 Ore – Job 24 un servizio che ho curato sul recruiting online. Aggiornamenti, novità ecc. In contemporanea troverà spazio su Job 24 Online un servizio sui CEO Blogger. Vi lascio un piccolo anticipo, di tipo quantitativo.
Ne parla oggi Rosanna Santonocito nell’articolo [File .PDF, fonte: Rassegna Stampa della Borsa Lavoro della Lombardia] di apertura di Job 24 del Sole 24 Ore. E’ un indice che misura l’andamento dell’occupazione attraverso la valutazione trimestrale della domanda di lavoro che passa attraverso 148 siti Internet europei (circa 2,5 milioni di offerte al mese). Da domani avrà anche una versione italiana che monitora 48 siti di e-recruiting.
Questo è un esempio di borsino delle posizioni. E’ un index, ovvero un parametro che misura lo scostamento, e prende come base 100 la media delle offerte mensili del periodo dicembre 2004 – novembre 2005. I valori più alti sono quelli che hanno visto crescere di più la domanda delle imprese.
P.S. Ringrazio la redazione per avere messo a margine anche l’indicazione del mio libro Trovare Lavoro con Internet!!!
Business Week dedica uno speciale al recruiting online e alle possibili deviazioni discriminanti che derivano da un uso scorretto di strumenti che consentono selezioni con parametri non leciti. Così scrive Kurt Rohn sul popolare newsmagazine:
Technology, and specifically the Internet, have revolutionized recruitment. Recruiters can access millions of job seekers on electronic résumé databases and millions of job seekers can apply online via corporate career sites. Such electronic access broadens the candidate pool, but it can also be used by recruiters to narrow the pool, sometimes with negative or “disparate adverse impact”.
I pericoli di discriminazione sono cioè dietro l’angolo con la tecnologia. Lo ricordano l’Office of the Federal Contract Compliance Programs (OFCCP) e l’Equal Employment Opportunity Commission’s (EEOC) nel Systemic Task Force Report del 2006. Come fare? Basta mettere filtri sul genere o su codici postali relativi, per esempio, a quartieri di grandi città abitati prevalentemente da stranieri per effettuare selezioni scorrette.
Questo impone perciò una grande attenzione alla cosiddetta compliance, al rispetto delle leggi vigenti, nella realizzazione di software e servizi di recruiting diffusi in Rete. Almeno negli USA, dove la commissione di indagine su questo tipo di abusi si è dotata di un action plan degno di 007 telematici.