Regole per una buona didattica a distanza per insegnanti della scuola primaria

Questo articolo è pensato per assistere il corpo docente che, in questi faticosi anni, con dedizione e passione, ha lavorato e continua a essere in prima linea nelle scuole primarie e secondarie in Italia. Sono indicazioni raccolte in maniera empirica durante i diversi periodi di lockdown e che potrebbero aiutare gli insegnanti nel caso debbano affrontare ancora la didattica a distanza.

Formare i bambini a distanza

Che cosa abbiamo imparato durante i lockdown?

Molto sinteticamente, queste sono 10 evidenze che mi sono saltate agli occhi durante i periodi in cui mio figlio (a 9 e a 10 anni) ha affrontato la didattica a distanza:

  1. il coinvolgimento dei bambini è importantissimo. Qualsiasi forma assuma, è un segnale tangibile della presenza della scuola e dei maestri. Porta un messaggio chiaro: “Ci siamo per voi. Vogliamo continuare a esserci, al di là di tutto“;
  2. il principio di inclusione secondo il quale è necessario coinvolgere tutti è il primo e fondamentale pilastro che tiene insieme scuola, famiglie e studenti. Ogni esclusione, per qualsiasi ragione (analfabetismo informatico, mancanza di strumenti o connessioni ecc.), aumenta il disagio del bambino e la distanza sociale tra famiglie, insegnanti e scuola;
  3. i maestri devono essere aiutati a svolgere adeguatamente il loro insegnamento e non si possono lasciare soli di fronte alle sfide dell’informatica e di questa modalità di interazione e di insegnamento (non standard);
  4. i bambini si trovano di fronte a un duplice compito, che non riguarda soltanto la didattica, ma 1) apprendere come usare gli strumenti informatici da un punto di vista strettamente tecnico e 2)  imparare cose nuove, come si fa in classe, durante una lezione. Questo doppio registro – comprendere come fare a imparare e al tempo stesso imparare – accentua lo stress del bambino, che si trova di fronte a un nuovo tipo di fogli e quaderni, molto meno flessibili, e una maestra che non passa tra i banchi e osserva, rassicura in tempo reale, corregge anche soltanto con un gesto o uno sguardo;
  5. i genitori entrano a far parte del ciclo di insegnamento e dei processi di apprendimento, perché sono loro a mettere i figli in condizione di operare e dunque sono il primo e più importante appiglio (salvagente) in caso di malfunzionamento o incomprensione;
  6. Tempo di lavoroi tempi di lavoro, ovvero di applicazione individuale o di gruppo, le pause e la ripresa della didattica sono stravolti e posti su di un piano che hanno poco a che spartire con il tempo reale di una normale giornata di scuola: il “tempo digitale” ha una misura diversa, più compressa, e dunque più faticoso da vivere;
  7. l’informatica ha un suo linguaggio, una sua grammatica e una sua logica: anch’esse vanno presentate, spiegate, anticipate. I bambini sono certamente “nativi digitali”, ma questo non implica una precomprensione innata di ogni situazione informatica. Occorre dedicare tempo specifico alla questione tecnologica, indipendentemente da quella didattica;
  8. non tutto avviene in maniera automatica, ma va predisposto e preparato in anticipo, in base all’ambiente attraverso il quale viene erogata la didattica. In altre parole non basta accendere una webcam e iniziare la lezione, oppure fare una fotografia al disegno da colorare e “inviarlo” al sistema: ogni passo della didattica (sincrona, asincrona, attraverso risorse private o pubbliche, in libertà online o sotto la guida di un docente ecc.), va prefigurato nei suoi spazi di manovra, prima di essere affrontato o assegnato agli studenti, per capirne le criticità;
  9. la possibilità di chiedere aiuto deve essere sempre attiva, visibile e semplice da richiamare. Che si tratti di una chat, della funzione con cui alzare la mano o con cui parlare a docenti o tra compagni: deve sempre essere disponibile un modo per non rimanere isolati con il proprio problema (in un certo senso vale anche per i genitori, che a volte non sanno aiutare i figli);
  10. deve essere stretto un patto tra genitori e docenti, affinché non sia stigmatizzata alcuna richiesta di aiuto da parte di entrambi e sia attivato un canale aperto, costante e senza barriere per poter dare un contributo attivo e solidale alla buona riuscita dei percorsi didattici online.

L’ambiente tecnico per la didattica a distanza

Didattica a distanza alle scuole elementari
Didattica a distanza alle scuole elementari (Anno 2020)

Personalmente ho imparato che per fare una buona didattica a distanza servono due elementi: uno tecnologico, l’altro umano. Di seguito trovate suggerimenti sul primo aspetto. Il secondo è una materia più complessa, che lascio agli esperti di scienze dalla formazione. Sotto il profilo puramente tecnico, mi sento di dire, invece, che servono almeno tre cose:

  1. una buona connessione a Internet;
  2. una buona dotazione strumentale per accedere a Internet attraverso un Web browser;
  3. delle periferiche esterne o integrate che consentano la trasmissione audio e video.

La connessione a Internet è la condizione sine qua non di tutto. Deve essere veloce: almeno 4 Mbit in download e in upload. La formula dell’hotspot via cellulare dei genitori o fratelli va bene, purché il cellulare sia sempre presente e non si scarichi :-). Per facilitare i bambini conviene impostare la connessione come “automatica” all’accensione del dispositivo. In casi molto rari occorre avere anche un IP pubblico statico, perché altrimenti alcune connessioni video (in particolare i canali audio delle comunicazioni multimediali) risultano fortemente instabili.

Per fare lezione basta un computer o un tablet (assolutamente sconsigliato il cellulare), ma in questo secondo caso è giusto che sia fatto presente alle maestre, poiché la possibilità di svolgere azioni è differente: le indicazioni vanno fornite diversamente ai bambini. Nel caso dei tablet è più difficile impiegare diverse applicazioni contemporaneamente, passando i file da un ambiente di lavoro all’altro, quando il lavoro si svolge in locale e non attraverso applicazioni online. Va posta attenzione anche all’uso dei differenti browser, poiché versioni obsolete di questi software possono causare errori su siti Web.

Webcam e microfoni sono il punto più delicato, per il quale una messa a punto deve avvenire preferibilmente in locale, non da remoto. In questo devono intervenire genitori o fratelli maggiori, non i docenti. È preferibile, a ogni modo, una volta trovata la giusta funzionalità dei dispositivi integrati o periferici, non modificare l’assetto nel tempo. Chiedete cioè ai bambini di non “giocare” troppo con webcam e microfoni, staccandoli o disattivandoli quando non è richiesto.

Sarebbe, inoltre, opportuno che le risorse dei bambini venissero mappate (es: “Dario usa un tablet collegato al cellulare del fratello e il browser Chrome di ultima versione, senza avere App per editare testi“), affinché genitori, docenti e bambini abbiano maggiore consapevolezza degli strumenti in uso. Questo aiuterebbe a identificare eventuali deficit di strumentazione hardware o applicativa, facendo scattare una prima azione di messa a punto dell’ambiente, in separata sede rispetto al momento e ai tempi della didattica.

La variabile “stampante”

Ebbene qui ci possiamo accapigliare. Deve essere considerata necessaria? Da un certo punto di vista , in particolare se i bambini sono ancora nelle prime classi, ovvero quando la manualità e il lavoro di composizione scritta, il controllo della gestualità sul foglio, la prova per ripetizione nel disegno e nella decorazione ecc., devono essere messe a punto. Il problema sorge quando le famiglie non hanno una stampante. Che fare?

  1. non dare per scontato che tutte le famiglie abbiano una stampante, piuttosto effettuare (insieme ai genitori) una mappatura delle risorse, chiedendo alle famiglie vicine di casa di condividere le stampe in caso di necessità;
  2. non assegnare mai esercizi che prevedano la stampa immediata, ma attività che lascino, al contrario, a chi è senza una stampante, il tempo per organizzarsi o impiegare la stampante presente sul luogo di lavoro;
  3. limitare il più possibile le stampe alle attività didattiche più importanti che non possono prescindere dal supporto cartaceo.

Per ovviare al problema delle stampanti viene richiesto uno sforzo aggiuntivo alle maestre, ovviamente. Non basta fare una foto col cellulare all’esercizio di geometria, pubblicarlo come immagine, chiedendo ai bambini di completarlo. È una follia in termini tecnico-didattici. Occorre, invece, fare uno sforzo per scegliere adeguate attività che consentano l’interazione online prima ancora che sui fogli di carta, riservando questa opzione ad attività inattuabili diversamente. Rispetto all’esempio di prima, forse è meglio trovare eserciziari online (che restituiscano eventualmente anche feedback in maniera dinamica) relativi ai temi dell’immagine fotografata.

Suggerimenti tecnici per svolgere didattica e assegnare esercizi

Libri di scuolaPosto che questa lista è ampiamente emendabile, e volentieri ricevo suggerimenti, nei commenti, per ampliarla o revisionarla in caso di errori, vi lascio una serie di indicazioni tecniche e riflessioni che ho maturato osservando da vicino la didattica di mio figlio per due anni. Sono indicazioni per i maestri:

  • è preferibile impiegare ambienti strutturati per la DAD, che consentano di archiviare materiale, per renderlo disponibile nel tempo;
  • la concentrazione dei bambini via video si affievolisce quando è puramente passiva e con periodi di spiegazione ininterrotti troppo lunghi: è preferibile creare momenti didattici di durata non superiore a 40 minuti, con una pausa successiva, che siano comunque dinamici e chiedano ai bambini di intervenire, ponendo loro delle domande;
  • la produzione di videolezioni preregistrate deve seguire la stessa regola, ma abbreviare i segmenti didattici il più possibile: è provato (anche nella formazione universitaria, si vedano i corsi online della Harward University) che tanti piccoli video, di breve durata, creano maggiore ingaggio rispetto allo stesso contenuto svolto in una unica sessione molto lunga;
  • nel caso di videolezioni preregistrate è fortemente indicato usare tre accorgimenti tecnici: 1) non superare 50-70 MB di dimensione massima, per ciascun video, con durata preferibilmente inferiore a 3-5 minuti; 2) utilizzare sistemi di streaming video dedicati (come YouTube o Vimeo), poiché il semplice upload delle lezioni come file video, dentro le piattaforme di e-learning, comporta il successivo download da parte degli studenti all’interno del browser (un’operazione che allunga i tempi e aumenta i rischi di malfunzionamento in locale), mentre, al contrario, se si utilizzano sistemi di streaming, il video resta online e la sua diffusione viene ottimizzata “nei tempi di visione” dallo stesso sistema, senza creare tempi di attesa poiché non viene scaricato nel browser, ma “visto in diretta”; 3) curare con attenzione i volumi di registrazione, magari riascoltando il risultato finale. Quando l’audio è troppo basso affatica lo studente, facendolo “assopire”;
  • Mappamondo - Geografiaper le esercitazioni è indispensabile usare formati aperti rispetto a quelli chiusi. Un esempio: i file Word sono preferibili ai PDF, perché sono editabili. I file a formato chiuso, non possono essere che visualizzati o stampati. Pensate sempre a che cosa devono fare fisicamente i bambini per “trattare” i file che inviate loro: non presupponete nulla e considerate sempre il caso peggiore, ovvero che non siano in alcun modo seguiti da un adulto. Come potrebbero fare, da soli, a mettere delle crocette sull’esercizio in formato PDF???;
  • considerate sempre le dimensioni (informatiche) dei file che trasferite ai bambini: una pesantezza eccessiva allunga i tempi del download, lasciando “inermi” i bambini di fronte a una situazione che non si sa quando terminerà e del tutto incapaci di gestire i casi in cui la connessione non regge;
  • considerate sempre le dimensioni fisiche dei disegni che trasferite ai bambini: fate una prova con la vostra stampante. Sebbene i file appaiano a video a tutto schermo o molto grandi, questo non significa nulla. Potrebbero poi avere dimensioni reali molto piccole. C’è differenza tra la misura a video (pixel) e quella reale (centimetri). Questo perché nel digitale esiste una terza variabile, ovvero la “profondità d’immagine”, espressa in Dpi (Deep Per Inch), che definisce un’immagine qualitativamente. Semplificando, è un valore che dice quante informazioni grafiche ci sono per unità spaziale. Una foto che a schermo si vede “pixelata” anche se a video appare grande, poi, stampata probabilmente è più ridotta. L’unico espediente, per chi non ha dimestichezza, è di provare una stampa. Ricordate: un bambino, da solo, non sarà mai in grado di ridimensionare un’immagine usando un software di grafica;
  • altra cosa da tenere a mente e spiegare ai bambini è dove “finiscono” i file scaricati: questo crea spesso confusione. Talvolta un bambino scarica un file (per esempio un file con un testo in italiano, in cui vanno sottolineati i verbi), lo apre al termine del download, lo salva, ma poi non lo trova più. Dove si trova? Come rimandarlo alla maestra?

Lorenzo fa didattica online

Senza autonomia completa

Si deve comunque sempre tenere presente, durante la DAD, che i bambini delle scuole primarie non sono mai completamente autonomi. La funzione, per esempio, di “trasmettere” elaborati fatti offline è decisamente complessa per un bambino. Come fa a consegnare un disegno al computer? Questo passaggio non va mai sottovalutato. Per aggirare questo ostacolo si possono scegliere esercizi solo online, ma non è un’opzione sempre indicata, soprattutto se si desidera far sviluppare competenze manuali. L’alternativa (necessaria) è di coinvolgere i genitori, che possono fotografare o scansionare i lavori dei bambini. Occorre di conseguenza concedere alle famiglie i tempi per questo tipo di operazioni e, nel caso non fossero preparate, andrebbero aiutate a svolgere queste attività.

Fattore umano e lavoro in gruppo

Alcune ultime note riguardano il fattore umano. La mia esperienza come sviluppatore di progetti Web e una distante-ma-vigile osservazione di come operava mio figlio nella sua aula digitale o durante lo svolgimento dei compiti con il computer, mi portano a suggerire questi ulteriori accorgimenti. Sono più legati alla didattica. Li lascio, ovviamente, interpretare al meglio da parte di maestri esperti:

  • quando si pone una domanda a un bambino, occorre lasciare il tempo della risposta, così come avviene in aula. Spesso, essendo in un contesto digitale, si tende ad assimilare il comportamento umano a quello della macchina: la risposta deve essere rapida come un click, gli effetti visibili e la variazione esattamente quella attesa. La mente del bambino non è un algoritmo né guidata da comandi via HTML :-) Non va mai, mai, mai dimenticato il fattore umano;Tempo di lavoro
  • il tempo, anche online o nell’uso del computer o tablet, va contingentato. Occorre distinguere il tempo di apprendimento relativo all’uso del computer da quello per la didattica: spesso, all’inizio, questi due fattori si mescolano, ma non è corretto lasciare che un bambino impieghi due ore per svolgere un esercizio usando il computer. C’è qualcosa che non torna e spesso si tratta di incapacità tecniche, non cognitive. Queste situazioni vanno monitorate. Occorre, inoltre, spiegare ai bambini che, sebbene le risorse tecnologiche siano sempre disponibili, è come se ci fosse una “campanella” che suona, per riportarli a tempi circoscritti all’apprendimento individuale e all’uso degli strumenti nei momenti giusti, non quando “si ha voglia” di usarli, indipendentemente dall’ora del giorno (o della notte);
  • bisogna sempre ricordare che l’uso degli strumenti può essere visto come una grande opportunità dai bambini, ma anche come fonte di estrema frustrazione, quando qualcosa non va. Per questa ragione, occorre insegnare anche a “meta-comunicare” rispetto a gap informatici, ovvero alzare la mano, con genitori o docenti, non solo quando non si comprende la lezione, ma anche quando non si riescono a usare i dispositivi nella maniera attesa;
  • seguendo il punto precedente, una delle prassi più belle che si usano durante le lezioni di coding per bambini (si vedano, per esempio, i CoderDojo), è quella di insegnare questo principio, spesso controintuitivo, perché inverso alla normale consuetudine: “è vietato NON copiare!“. Se non sai fare qualcosa con il computer chiedi al tuo compagno e copia il suo modo di fare! Non c’è nulla di male. Non si tratta di copiare i risultati, ovviamente, ma il modo con cui attivarsi sui dispositivi digitali, eseguire le diverse funzioni tecniche, impiegare gli strumenti. In questo senso va incoraggiato lo scambio tra pari, perché molto motivante per i bambini;
  • Diploma scolasticomai dimenticarsi che la tecnologia crea prima di tutto isolamento: prima ancora di metterci in comunicazione con altre persone, pone ognuno di noi, e ancor più un bambino, di fronte a una macchina e in questa relazione siamo sempre soli. Per superare questo gradino, è opportuno lasciare gli studenti soli unicamente quando sono in grado di gestire il rapporto di base con il dispositivo, altrimenti il loro isolamento si accentua. Credo sia molto utile mantenere sempre in comunicazione il bambino con la classe, i compagni e i maestri, lasciando ai genitori il ruolo di ultima àncora di salvezza, per i casi estremi. Va spiegato al bambino come entrare in comunicazione con i compagni, lasciandolo libero di sperimentare anche momenti ludici online, insieme agli amici, e non circoscrivere l’uso del computer alla sola didattica;
  • allo stesso modo, credo siano vissuti in maniera più leggera i momenti di didattica sincrona, rispetto agli esercizi in modalità asincrona: anche quando si vuole mettere i bambini di fronte a un compito da svolgere da soli per creare consapevolezza o misurarne le capacità, i bambini si applicano con maggiore motivazione se hanno un “contesto umano” in cui fare le cose, per esempio con la supervisione muta dei docenti o in piccoli gruppi o insieme agli amici, collegati online. La solitudine di fronte ai dispositivi, quando si ha ancora poca dimestichezza con il digitale, raddoppia lo stress e genera esperienze di disagio.

Il ruolo del maestro online

Una considerazione finale riguarda i docenti. Sono loro il cuore pulsante della didattica a distanza. Il successo di questa formula dipende in massima parte dai maestri.

In questi anni ho visto situazioni diverse e maggiore o minore adesione e partecipazione alla didattica online. C’è chi ci ha creduto, chi si è tirato indietro. Per fortuna, nel caso di mio figlio, le bravissime maestre Cristina Duci, Luisa Grazioli e Sara Francavilla, della scuola “Cesari” di Milano, hanno dato il massimo. Devo ringraziarle di cuore.

Come tutti noi si sono trovate ad affrontare i lockdown senza preavviso, ma una cosa ha fatto la differenza: l’amore e la preparazione per l’insegnamento, la passione e soprattutto la determinazione a fare da guida nella formazione, senza lasciarsi spaventare dal cambiamento. Non conta l’età: la maestra Luisa alla fine della DAD è andata in pensione!!!

Può essere online, offline, a voce, al megafono o in sordina, in braille o come volete, ma la didattica ha sempre una componente umana che fa la differenza. Mezzi, computer, velocità di trasmissione non servono a nulla senza la direzione e la forza che siamo in grado, come persone, di imprimere ai percorsi di crescita dei nostri figli.

Ultima modifica: 2021-09-06T17:00:33+02:00 Autore: Dario Banfi

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