Perché le donne guadagnano meno?

Più che generici auguri alle donne, mi pare utile offrire oggi qualche informazione che possa fare luce su uno dei problemi più gravi che riguardano le questioni di genere. Chi segue Humanitech.it sa della mia passione e specializzazione sul tema delle politiche retributive. Vorrei aggiungere qualche riflessione sul motivo per cui le donne guadagnano meno.

Sul gender pay gap (lo scostamanto retributivo dovuto all’essere donna) scrissi già un post tempo fa dal titolo “Focus sulle retribuzioni al femminile” dove ho cercato di mostrare come lo sguardo che poniamo all’elemento statistico non debba farci concludere più di quanto sia nella realtà dei fatti. Le donne, è vero, statisticamente guadagnano meno in Italia e nel mondo, ma questo è dovuto a una precisa composizione dei lavori (e delle paghe associate) che esse svolgono. Più che una mera attribuzione di denaro in cambio di un impiego, occorre puntare il dito con maggiore precisione sull’assegnazione dei compiti lavorativi.

Il discrimine, in altre parole, non è nel confronto retributivo in sé, ma sul piano delle opportunità legate a determinati ruoli e alla possibilità di svolgere talune professioni. L’abbassamento delle medie retributive è dovuto essenzialmente alla maggiore diffusione di profili lavorativi a bassa qualifica ricoperti da donne e alla scarsa accessibilità delle donne alle posizioni apicali o più elevate in genere. Parlare unicamente di soldi non serve, per fare giustizia occorre mettere al centro le responsabilità, i ruoli e le condizioni di lavoro e partire da queste.

A onor del vero, sul fronte delle retribuzioni, occorre dire che le donne mostrano una parziale rivincita sulla media nazionale quando si analizzano i singoli profili e si guarda a professioni svolte da entrambi i sessi: nel 36% dei casi, quando si gioca ad armi pari con profili simili, sono le donne a essere pagate di più!

Gender GapCome uscirne? Prima cosa: non nascondere la testa sotto la sabbia. La Commissione Europea ha deciso di promuovere su questi temi “La prima giornata europea per la parità retributiva tra donne e uomini” e denunciare per voce di Vivianne Reding il divario salariale nell’UE, pari a una media del 17,5%.
Oltre a rilasciare alcuni dati macroeconomici, la Commissione (o meglio il dipartimento Giustizia!) ha messo a disposizione uno strumento Web (una sorta di Gender Pay Gap Calculator) di orientamento, che consente di capire quali gap lavorativi oggi mettono in difficoltà le donne.

Gender Gap Calculator

Si parte dalla questione retributiva, ma al termine del test le informazioni sono molto più articolate.

Seconda questione: studiare in profondità le ragioni dei gap retributivi. Molto interessante a questo propostito è uno studio rilasciato a gennaio dall’ILO sul quale non ho letto molto da queste parti, in Italia. Si chiama “ILO Global Wage Report 2010/2011 – Wage Policies in times of crisis” (.PDF in download – 4 MB) ed è uno studio spettacolare, per capacità di sintesi (e normalizzazione su base mondiale) e per avere dimostrato che Usa, Germania e i Paesi più industrializzati, bloccando la classe dei working poor al loro status retributivo, la Cina se la stanno portando in casa!!

Sulla questione del gender pay gap il report è chiaro. I low-wages (bassi salari) sono molto diffusi nella popolazione lavorativa femminile, anche in Paesi dallo stato sociale forte, come la Finlandia o molto “ricchi” come Israele, proprio per l’alta diffusione di impieghi a bassa qualifica tra le donne. La ragione è la medesima. Semplificando: a capo di una filiale di Banca ci sono uomini, allo sportello donne. Chi verrà più pagato in Svizzera?

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La busta paga en rose

SDA Bocconi e Hay Group – immagino dopo una costosissima ricerca – arrivano a dire quello che su questo blog già si affermava tempo addietro: “Le donne guadagnano il 25% in meno degli uomini perché occupano posizioni svantaggiate. A parità di incarico la differenza si riduce al 3%“.

Detto in maniera meno diplomatica significa che quando la competizione tra i sessi si gioca alla pari i differenziali sono ridottissimi.

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Farsi prendere a pedate dall’inflazione

OD&M Consulting ha presentato oggi i periodici dati sulle retribuzioni degli italiani (dei lavoratori dipendenti, non del pubblico impiego). Ne parla il Sole 24 Ore (.PDF) presentando la ricerca che fa il punto sull’anno appena concluso. Questo il comunicato stampa (.PDF) sugli andamenti retributivi.

Di tutti i valori che potete leggere nei due documenti in download, ce n’è uno che mi fa impressione: il sorpasso definitivo nel 2008 dell’inflazione sulla crescita (in percentuale) degli stipendi, così rappresentato:

Stipendi Italia Inflazione 2008
Fonte: OD&M Consulting – X Rapporto sulle Retribuzioni degli Italiani 2009

Per i dirigenti, che comunque si mettono un bel gruzzolo in tasca (mediamente 103.404 euro lordi all’anno), si tratta anche di un sorpasso sul medio periodo per quanto riguarda l’inflazione misurata sui beni di frequente consumo. Bye bye bonus, buongiono al carovita.

Retribuzioni Italia Trend 2004 - 2008

Fonte: OD&M Consulting – X Rapporto sulle Retribuzioni degli Italiani 2009

Può interessare un po’ tutti, più da vicino, anche questa classificazione per età e tipologia di inquadramento. Sono medie italiane, da prendere dunque con le molle per valutare casi che non rientrano nella norma, magari per profili lavorativi ricercati o per aree geografiche o settori specifici. I valori sono espressi al lordo su base annua.

Retribuzioni per classe di età e inquadramento - Anno 2008
Fonte: OD&M Consulting – X Rapporto sulle Retribuzioni degli Italiani 2009

Operai e impiegati battuti dal carovita

I motivi sono spiegati nel comunicato stampa (.PDF) rilasciato oggi da OD&M Consulting, che nella periodica analisi delle retribuzioni degli italiani fotografa la lotta impari tra inflazione e i salari più bassi. Ne parla anche Mario Vavassori di OD&M su Job24.it e più estesamente Il Sole 24 Ore -Job 24 (.PDF) di oggi.

Questa invece un’utilissima tabella per valutare alcune classi retributive (valori consolidati al 30.04.2008).

Valori assoluti delle retribuzioni annue per categoria e classe di età

Le retribuzioni degli italiani - ODM Consulting

Fonte: OD&M Consulting – Rapporto 2008 (II Ed.)

UPDATE: Ne scrive oggi (10 lug.) anche MioJob, focalizzandosi sui giovani.

Le retribuzioni degli amministratori regionali

In precedenza avevamo anticipato che presto avremmo potuto leggere la busta paga dei nostri politici e amministratori locali online. In parte questo avviene già e potete liberamente spulciare gli emolumenti dei nostri governatori locali e dei vertici regionali.

Il sito è quello dei Parlamenti Regionali dove si trovano interessanti tabelle con i compensi al netto (Cfr. file .PDF). Basta associare il nome alla carica.

La moglie di Mastella (questo il blog, fermo al 2006), presidente del Consiglio Regionale della Campania, per esempio, percepisce 12.388 euro netti al mese. Detto tra noi, che bisogno aveva della concussione?

Money for something

Interessante ping-pong di cifre sulle retribuzioni degli italiani (per il lavoro dipendente) pubblicate oggi sulla stampa italiana. Da una parte il Corriere della Sera che prende come fonte Hay Group (cfr. tabella sotto), dall’altra Panorama, che cita dati di Michael Page nel servizio di Raffaella Galvani “Manager, i lavori in ascesa” (.PDF). A parte i CEO da 500mila euro l’anno e i valori per i superesperti di cui parla Panorama, credo sia utile dare uno sguardo al confronto europeo riportato dal Corriere, che svecchia gli unici dati (Eurispes) finora usati nel dibattito pubblico e risalenti al 2004.

Le Retribuzioni in Europa
Fonte: Corriere della Sera – Hay Group (nov. 2007)

Due considerazioni: 1) esclusi i dirigenti, in Italia abbiamo i valori medi retributivi più bassi d’Europa (e al netto del costo del lavoro, probabilmente ancora di più); 2) il differenziale che separa impiegati e dirigenti è il più alto. Vince forbice su sasso e carta.

P.S. In questo vecchio post trovate altri dati di dettaglio su 100 posizioni, pubblicate sempre su Panorama con dati OD&M Consulting.

Stipendi e divario generazionale

Non si dica poi che sono i giovani a lamentarsi per un inesistente iato che li separa dai padri o che l’espressione “la prima generazione più povera di quella precedente” sia una balla. Se non bastasse la dura recriminatoria di Tito Boeri con il suo ultimo libro “Contro i giovani. Come l’Italia sta tradendo le nuove generazioni”, lo certifica anche la Banca d’Italia, con lo studio “Il divario generazionale: un’analisi dei salari relativi dei lavoratori giovani e vecchi in italia”. L’abstract:

“In Italia, il salario dei lavoratori dipendenti più giovani si è ridotto negli anni novanta, rispetto a quello dei lavoratori più anziani. In particolare, il calo del salario d’ingresso non è stato controbilanciato da una carriera e, quindi, una crescita delle retribuzioni più rapida. La perdita di reddito nel confronto con le generazioni precedenti risulta dunque in larga parte permanente”.

La differenza media delle retribuzioni mensili degli uomini di 31 anni e di 60 era nel 2004 del 35%. Soltanto venti anni prima era del 20%. Si pesa, di conseguenza, di più sulla famiglia, vero ammortizzatore sociale. I salari di ingresso fanno un passo indietro, a parità di costo della vita, di 20 anni! La demografia non spiega il fenomeno e neppure la qualità dell’offerta (si legga la Sintesi). Una delle possibilità: “In un quadro di aggiustamento salariale si è messa in atto una dinamica asimmetrica e penalizzato i neoassunti“.

Lo studio (.PDF, eng.) e la sintesi (.PDF, ita). 

Glossario retributivo autonomo

Lo stipendio si riceve alla fine del mese sulla scrivania dell’ufficio: sono gli altri (la tua amministrazione) a dovertelo recapitare. C’è anche chi si incazza se arriva il giorno dopo. Per un lavoratore autonomo è il contrario. E’ lui a spedirlo per posta alle amministrazioni, sotto forma di fattura, soltanto a lavoro ultimato. Deve perdere tempo per farsi pagare (ed è tempo non pagato) e incrociare le dita ogni volta che imbuca la lettera.

Al posto degli scatti di anzianità ha spesso quelli di nervi. Contingenza, poi ha tutto un altro significato, più simile a “casualità” e “accidentalità”. Di variabile invece ha soltanto i tempi di pagamento: 60, 120 o più giorni. E come premi al massimo quelli sulla spesa. Sui rimborsi spese stendiamo un velo pietoso..

Possibile che esistano due culture così distanti per figure professionali (subordnati e autonomi) che concorrono ugualmente alla crescita e allo sviluppo di un’impresa?

P.S. Altri post sullo stesso tema: “A mie spese“; “I tre gringos“; “Costo orario e consulenza“; “Pagamenti dei professionisti“; “Surriscaldamanto da rotazione bassoventrale“.