… vedo che le mie fonti italiane sono poche. Mentre ho un blogroll infinito in lingua inglese, nel Web italiano siamo davvero in pochi. Vuoi segnalarmi il tuo blog/sito/canale Twitter o pagina facebook dedicata al lavoro autonomo, al mondo freelance o all’attività di consulenza?
blog
I primi 100 blog per freelance
I migliori siti della blogosfera americana per chi lavora come solo worker. Li elenca oDesk. Kristen Fischer ne aggiunge altri su Creatively Self-employed (UPDATE: blog, però, non più disponibile).
P.S. Navigando rapidamente tra questi link ho scovato anche un interessantissimo Toolbox per freelance.
In calce ai blog una postilla
Illa Postilla si dirà tra qualche tempo, pensando appunto a illa tempora quando si scrivevano post sui blog… Quando anche i professionisti scesero in campo per pubblicare articoli in una blog community per professionisti. Su Postilla, appunto, attiva da ieri. Benvenuta online!
Il mestieraccio di scrivere
Torno, apro qualche finestra e chiudo. Qui in casa fa freddo, sto cercando di riscaldarmi un pò come in Vita da Bohème. Vi segnalo qualcosa, non molto.
In tema di lavoro, freelance, giornalismo e blog, ringrazio Marco per la citazione di Humanitech nel pezzo “Targhe Alterne, chiedi all’oste come è il vino“, dove si suggerisce che per ogni decurtazione di compensi un copywiter potrebbe ridurre, per esempio, la quantità di lettere nei suoi testi. Buona idea.
E ricordo, invece, a chi non se ne fosse accorto, che il contratto dei giornalisti è in dirittura d’arrivo e – estromettendo la FNSI i rappresentanti degli autonomi – prevede una tranquilla pedata nel culo ai giornalisti freelance. Chi in passato si è sciacquato la bocca, in fase di rinnovo, con la solidarietà ai precari e lavoratori autonomi (ricordo un comunicato sindacale persino del TG1) ora se ne sta tranquillamente zitto. Senza Bavaglio – che ha rinnovato il sito, finalmente, bravi!! – fa il punto della situazione.
Sempre in tema di lavoro e scrittura, è passato piuttosto inosservato l’articolo di qualche setttimana fa sul “mestiere di blogger”. Un pezzo del WSJ, ripreso da Alberto Flores D’Arcais su Repubblica.it, non ha fatto per nulla discutere a dimostrazione che tra i blogger italiani non esista ancora alcuna necessità di mettere in relazione blog professionali e ricavi. Ognuno fa per sé. La blogopalla della “filosofia del dono” e stronzate simili hanno lavorato a dovere in questi anni. Intanto gli aggregatori e i portali più o meno sperimentali, finiti in mani di “abili manovratori”, che vivono del contributo (semi)gratuito di utenti entusiasti di regalare tempo, intascano.
Metti in pausa che arrivo
Causa Job Bombing, questo blog non subirà aggiornamenti per qualche settimana. Mi scuso, ma s’ha da campà.
Il mezzo non è il messaggio in questo caso
Avere un blog, un profilo su MySpace o FaceBook aiuta i candidati che cercano un lavoro?
Geek e tecno-entusiasti è inutile che rispondano: il solo fatto di bazzicare nella blogosfera significa per loro essere up-to-date, all’altezza insomma dell’evoluzione della specie. Un gradino più in alto. In realtà avere un profilo digitale non rappresenta di per sé nulla: scambiare la capacità di usare uno strumento di comunicazione con la buona capacità di comunicare può addirittura diventare deleterio.
Lo racconta Auren Hoffman:
“The candidate is nice but he doesn’t have any social networking profiles.” For certain jobs, that’s equivalent to putting a big “I’m anti-social” sign on your back … which might be fine if you are stuck in the back of an accounts receivables department but not if you are expected to be creative […]
Un blog speziale
È nato Aries, blog dell’amica Anna Cazzulani. Vuole portare un po’ di pepe nelle discussioni online e qualche idea nuova, come (mi pare) questa, da cui nascono le motivazioni stesse dell’iniziativa [a proposito, in bocca al lupo!]:
“…la relazione che si instaura tra una persona che lavora e la sua azienda non è soltanto uno scambio lavoro-retribuzione, ma è funzionale ad altri bisogni affettivi, psicologici e relazionali che vanno oltre la mera dimensione economica: le imprese hanno dunque la responsabilità di rispondere non soltanto ai bisogni economici, ma anche relazionali…”
L’infiltrato speciale nel mondo del lavoro
Si definisce così Luigi Furini, autore apprezzato su questo blog per “Volevo solo vendere pizza” e “Volevo solo lavorare“. Da poco ha un blog, tutto da seguire. Benvenuto.
Mi si nota di più se non ci sono?
Una volta tanto al dilemma morettiano si può dare una risposta semplice. Se ti si nota di più stando fuori da Internet, si può dire “No, non ti si nota affatto!”, anzi nessuno verrebbe a sapere chi sei. Non esisteresti. Il Web è ben altra cosa da una festa tra amici.