“L’effetto primario della precarietà è la perdita di fiducia nelle proprie capacità“. Si perde l’interesse di base, che fa sentire vivi e curiosi. Come non associare le generali discussioni sul declino italiano a questo elemento? Senza sconfinare nella sociologia, ci sono comunque aspetti individuali piuttosto seri da prendere in considerazione, quando si affronta il tema della precarietà.
Ne parla qui lo psicologo Stefano Pisciutta.
L’analisi psicologica non esclude, a mio avviso, che esistano comunque almeno tre fattori oggettivi che stanno alla base della definizione di precarietà nel mondo del lavoro: 1) la discontinuità di reddito; 2) la discontinuità di opportunità lavorative; 3) il livello inadeguato del compenso.
Un intervento leggermente monocorde, ma dai contenuti decisamente interessanti, soprattutto nelle parti in cui si evidenzia: a) il relativismo della precarietà, che va commisurata ai bisogni individuali; b) l’effetto creativo che può avere su chi ha forte volontà autorealizzativa.