Qualche giorno fa, chiacchierando di redditi e opportunità che le nuove normative consentono ai freelance e ai lavoratori autonomi per incrementare il proprio business, ho raccolto qualche interessante testimonianza. Due casi di concorrenza sleale favorita esattamente dalla Legge.
I CASO – Lavoratori in regime di minimo (forfettone) contro lavoratore senza minimi.
Immaginate due geometri che lavorano per un condominio. Il primo ha redditi che non superano i minimi previsti dalla Legge per l’applicazione del cosiddetto forfettone. Il secondo li supera. A parità di compenso richiesto il primo può omettere l’IVA, mentre il secondo deve aggiungerla. Il primo costa X, il secondo X+20%. Un condominio (o un qualsiasi cittadino) non recuperando l’IVA quale dei due fornitori sceglierà secondo voi?
II CASO – Pensionati che lavorano contro lavoratore autonomo non pensionato.
Immaginate altri due consulenti in età adulta. Il primo già in pensione, ma che lavora ancora. Per agevolare la sua seconda vita lavorativa lo Stato ha pensato bene di fissare le aliquote contributive per il suo lavoro al 17% dell’imponibile. Il suo diretto concorrente, non ancora in pensione, paga invece il 25,72% (Cfr. qui). Anche in questo caso, secondo voi, a parità di ricavi che ciascun professionista vuole portare a casa con il medesimo lavoro, quale due due avrà costi più alti per le imprese e dunque minori chance? Che cosa dovrà fare per essere competitivo, se non quello di abbassare i prezzi dovendo pagare più soldi allo Stato?
Possibile che nessuno si sia accorto di queste pessime storture?