Quando il dumping è basato sulla Legge

Qualche giorno fa, chiacchierando di redditi e opportunità che le nuove normative consentono ai freelance e ai lavoratori autonomi per incrementare il proprio business, ho raccolto qualche interessante testimonianza. Due casi di concorrenza sleale favorita esattamente dalla Legge.

I CASO – Lavoratori in regime di minimo (forfettone) contro lavoratore senza minimi.

Immaginate due geometri che lavorano per un condominio. Il primo ha redditi che non superano i minimi previsti dalla Legge per l’applicazione del cosiddetto forfettone. Il secondo li supera. A parità di compenso richiesto il primo può omettere l’IVA, mentre il secondo deve aggiungerla. Il primo costa X, il secondo X+20%. Un condominio (o un qualsiasi cittadino) non recuperando l’IVA quale dei due fornitori sceglierà secondo voi?

II CASO – Pensionati che lavorano contro lavoratore autonomo non pensionato.

Immaginate altri due consulenti in età adulta. Il primo già in pensione, ma che lavora ancora. Per agevolare la sua seconda vita lavorativa lo Stato ha pensato bene di fissare le aliquote contributive per il suo lavoro al 17% dell’imponibile. Il suo diretto concorrente, non ancora in pensione, paga invece il 25,72%  (Cfr. qui). Anche in questo caso, secondo voi, a parità di ricavi che ciascun professionista vuole portare a casa con il medesimo lavoro, quale due due avrà costi più alti per le imprese e dunque minori chance? Che cosa dovrà fare per essere competitivo, se non quello di abbassare i prezzi dovendo pagare più soldi allo Stato?

Possibile che nessuno si sia accorto di queste pessime storture?

Ultima modifica: 2009-06-24T10:58:50+02:00 Autore: Dario Banfi

3 commenti su “Quando il dumping è basato sulla Legge”

  1. Questo non è dumping, questo è un illecito molto più grave.

    E’ molto che rifletto su queste irregolarità e sono giunto alla (quasi) conclusione che a nulla valgano le rivendicazioni sullo status di lavoratore dipendente se un datore è così poco onesto.

    Io consiglio al contrario di fare valere invece la propria autonomia.. Ti ha chiesto di lavorare come autonomo? Ebbene comportati come tale: non avere orari, postazioni in ufficio, portati il tuo PC e lavora solo con quello, cerca altri clienti, incontrali altrove, fai gli affari tuoi anche in ufficio se devi andare in ufficio, come un consulente normalissimo, perché non hai vincoli di subordinazione. Rispetta le consegne, ma non farti chiudere nell’angolo, anzi, come consigliano alcuni “rendi precario il datore”…

    Rispondi
  2. come sempre ti quoto in toto dario :D
    e’ lunga la mia “battaglia” sulla posizione del partitaivaro…

    pensa che l’ultimo cliente che ho mollato, dopo anni di collaborazione (da remoto chiaramente, non lavoro a casa di nessuno), pretendeva di addossarmi il suo rischio d’impresa.
    lavoro realizzato come sempre, consegnato secondo i termini stabiliti, un mese dopo aver ricevuto la fattura (che non faccio mai immediata, ma solo a chiusura del lavoro) mi dice che il lavoro in questione e’ saltato, e che “devo” tagliare la fattura del 40%!!… :D
    gli ho detto che, o metteva giu’ due righe in cui dimostrava che il lavoro era saltato a causa mia, oppure di “sconti” non se ne parlava.
    nota bene: su questo lavoro abbiamo collaborato, ognuno per le sue competenze, in 3… gli altri 2 hanno accettato la decurtazione (consulenti pure loro ovviamente).
    altrettanto ovviamente quindi, quello “strano” ero io che non accettavo di perderci senza avere nessuna responsabilita’…
    ovviamente oggi e’ un ex.cliente :D

    Rispondi
  3. Il dumping se si vuole lo si può vedere anche dalla parte del lavoratore (mi sento tirato in causa :D) che viene “assunto” ad esempio in partita iva perché più economico per il datore di lavoro che può poi però trattarlo come un lavoratore dipendente…

    Rispondi

Lascia un commento