Quella del taglio dell’anticipo Irpef è un’incredibile presa per il culo. Scrivo questa parola pur rischiando di inserire il blog nella spirale dello spamming e dei bot che mappano contenuti simili, una cosa che ritengo ben più grave della convinzione sempre più radicata e della dichiarazione ufficiale che la nostra classe politica sia fatta da veri pezzenti nel campo della programmazione economica, che oramai ha fatto della navigazione a vista una regola.
Che cosa c’è che non va?
- il taglio dell’anticipo non elimina nulla, lo posticipa di pochi mesi: soltanto chi lavora con partita IVA sa che i flussi di cassa sono talmente irregolari (non c’è un cristiano onesto che paghi oggi a 30 giorni!) che passare da dicembre a giugno non modifica alcunché;
- per i professionisti autonomi, con ritenute alla fonte, le cifre sono talmente contenute che l’operazione è a dir poco ridicola, se non addirittura deleteria sotto il profilo dei costi di amministrazione;
- si è fatta diventare una riflessione su come agevolare problemi di cash flow nell’ennesima fasulla operazione di lifting per i soliti noti (CNA ecc.), questa volta condita da una campagna informativa incompleta del Centro Studi della CGIA di Mestre che cura gli interessi di artigiani e commercianti, non delle partite IVA in generale;
- possibile che il governo consideri soltanto le tasse come elemento di aggravio e i contributi come manna dal cielo? Sono certo che sul prossimo aumento delle aliquote Inps (Gestione separata) annunciate giovedì da Tiraboschi per agevolare l’estenzione dei sussidi per Co.co.pro (roba altresì ridicola e pur sempre parziale a fronte di un innalzamento per tutti) non si muoverà un dito.
UPDATE: Da ACTA arriva anche un breve studio in relazione alle dimensioni di questo acconto. Nella simulazione (.PDF) si dimostra esattamente ciò che dico al punto 2.