Risk shift, te lo becchi tu atipico e freelance!

Per i governi di Destra la riforma degli ammortizzatori sociali è l’equivalente della normativa sul conflitto di interessi per i governi di Sinistra. Una palla colossale, mai attuata e sempre promessa. Qualcosa di imbarazzante per la politica, con la differenza, per Sacconi & Co., che non essendoci di mezzo Berlusconi come per le questioni irrisolte della sinistra, uno se la dimentica in fretta. E non serve rificcarla ogni tanto in qualche provvedimento, come nell’ultimo Collegato Lavoro. Non vedrà mai la luce e se non fossi contrario alla finanziarizzazione dell’economia,  sarebbe utile un bel derivato (un future) da quotare in Borsa, emesso dal governo e comprato dai cittadini, che così ci rifaremmo delle palle raccontate negli ultimi 20 anni e per i prossimi.

E’ talmente evidente come questione che c’è arrivato anche il PD, nel suo ultimo documento di qualche giorno fa “EUROPA – ITALIA Progetto alternativo per la crescita” (.PDF in download), dove si legge (pag. 47):

Il processo di deregolamentazione del mercato del lavoro non è stato accompagnato da riforme degli istituti del welfare che compensassero i maggiori rischi di instabilità della relazione lavorativa fronteggiati da parte della forza lavoro. Al contrario, da una parte, al di là del sempre più frequente ricorso a interventi in deroga (anche prima della crisi), non si sono realizzate quelle riforme organiche del sistema degli ammortizzatori sociali che venivano considerate necessarie, dall’altra, per ridurre il costo del lavoro, alle nuove forme contrattuali (specialmente ai parasubordinati) sono state garantite tutele del welfare ridotte o nulle. Sembra dunque essersi realizzato un evidente risk shift, dato che si sono scaricati su alcuni gruppi di individui (in primis i più giovani) – anziché sulla collettività – i rischi derivanti dalla richiesta di maggiore flessibilità (se non di semplice riduzione degli oneri sociali) da parte del settore produttivo.

La stessa riforma del sistema pensionistico e l’ingresso nel meccanismo contributivo ha creato disparità evidenti. Il PD purtroppo si ferma al lavoro parasubordinato e non cita neppure in mezza riga la questione degli indipendenti e freelance, che ricadono in entrambe le questioni: assenza di tutele del welfare state e fortissima esposizione ai rischi del contributivo.

I rimedi? Per il PD è quello di alzare la aliquote contributive dei Co.co.pro (hanno smesso di immaginare l’equivalente innalzamento anche per le Partite IVA, in passato avanzato da Treu e altri…); fissare minimi retributivi e una specie di TFR per i contratti flessibili (per abbassane il rischio da parte dei collaboratori). Tutte cose positive, ma quando si tratta di approcciare la questione della Riforma degli ammortizzatori sociali, il PD ripesca sostanzialmente la Proposta CGIL (.PDF in download) pubblicata sul sito IRES, che uniforma CIG e Mobilità ed estende questi istituti a nuovi lavoratori a termine, ma sempre dipendenti, chiamando questa operazione “universalizzazione” degli ammortizzatori. Un passo avanti nel Welfare state, ma uno indietro nell’onestà sindacale/politica e nell’uso della lingua italiana. Proposta dunque monodirezionale, che esclude ancora una volta il mondo del lavoro professionale autonomo. Altro che universale! Un’idea simile era già stata ventilata dal centrodestra con quella bufala chiamata “Bozza di nuovo Statuto dei Lavori“. Mentre per tappare le falle del sistema contributivo la sinistra sostiene (senza citare i nomi) la proposta Cazzola-Treu di riforma del sistema pensionistico, parcheggiata alla Camera da anni, che non è stata calendarizzata in alcuna discussione parlamentare, sebbene sia portata avanti da un deputato PDL (Giuliano Cazzola, appunto).

In definitiva, proposte e realtà continuano la loro costante divaricazione e la distanza che mette i freelance ai margini dello stato sociale aumenta ogni giorni che passa, viene nascosta sottotraccia da ogni analisi teorica, rimossa dalle valutazioni dei sindacati e di ogni schieramento politico, senza distinzioni. Tu ti becchi il rischio generale e specifico, nella vita di ogni giorno, in cambio di una sequela infinita di promesse e proposte (ma qual è la reale differenza?). In realtà, “ammortizzatore sociale” è oggi unicamente la santa pazienza che non fa incazzare i lavoratori senza welfare: andrebbe scritto nelle premesse ai prossimi Disegni di Legge da non realizzare.

Factcheck: Sacconi e gli ammortizzatori

Ieri l’annuncio del Ministro Maurizio Sacconi. Il futuro darà controprova di questa promessa che credo sia di portata storica per l’Italia, anche se in pochi hanno ripreso la notizia. Humanitech.it si ripromette (secondo uno spirito positivo e propositivo, promosso dall’amico Sergio e con l’iniziativa di Factcheck.it) una verifica di questa dichiarazione:

 “[…] presenteremo un disegno di legge delega per disegnare lo Statuto dei Lavori […] un atto conclusivo del disegno che aveva in mente Marco Biagi e che conterrà anche le nuove norme per gli ammortizzatori sociali. Avrà due punti fondanti: un’indennità di disoccupazione su base generalizzata e un secondo strumento integrativo che sarà soprattutto rivolto a conservare il rapporto di lavoro quando dovessero ridursi il volume della produzione e delle ore lavorate”. 

(Via Corriere della Sera)

I lavoratori non sono tutti uguali

Finalmente un approfondimento degno di questo nome in TV sui temi degli ammortizzatori sociali e del precariato. La bella trasmissione di Ilaria D’Amico (Exit su La7) ha fatto capire qualcosa di più agli italiani: sul blog di Exit potete rivedere i servizi della puntata di ieri.

Tema centrale: la sperequazione tra “garantiti” e “atipici” nei trattamenti economici per i periodi senza lavoro. Quello che è emerso è una giungla di soluzioni (CIG, CIGs, incentivi da Legge Marzano, Indennità di disoccupazione, Mobilità, Assegni vari) e la scopertura totale dei precari. Si passa dalla Serie A ai gironi promozionali.

Un esempio: indennità pari all’80% del reddito dell’ultimo anno per 7 anni (ex dipendenti Alitalia) al 10% per un anno (co.co.pro e neppure per tutti).

Il Ministro ha ribadito che qualcosa appunto si sta muovendo per i Co.co.pro in monocommittenza*, ma ha pur ammesso che si dovrà fare di più. Il Governo a ogni modo ha puntato in questo periodo di crisi sul gruzzolo distribuito alle amministrazioni locali con l’accordo Stato-Regioni, che servirà per ammortizzatori in deroga.

Cfr. Legge n. 2/2009 [Titolo III – Art. 19, comma c2] di conversione del D.L. n. 185/2008 approfondita tecnicamente da Laura Spampinato qui)

La puntata ha fatto però capire qualcosa di più anche sul fronte politico: a fianco di un ministro che è parso ascoltare più che parlare, dicendo molto con il suo silenzio, c’era un Enrico Letta incapace di far capire agli italiani la proposta Franceschini (Franchesche?), un Bonanni inguardabile, che pareva uscito dall’Osteria Tre Marie e alla domanda “Avete mai fatto manifestazioni per i precari?” ha risposto “Alcuni le hanno fatte, sbagliando!“, una Concita De Gregorio, che sulle statistiche proprio non c’azzecca, e per fortuna un ottimo Michel Martone, al quale personalmente farei guidare il mio “partito” ideale, poco politico e molto dentro la realtà dei fatti, contenuto negli interventi, ma preciso e pungente.

Una bocciatura evidente della nostra classe politica e sindacale.

Peccato per i mancati interventi dal pubblico, tra i quali ho riconosciuto volti noti. Bravo Salvo Barrano, già conosciuto in questa occasione, che non si è fatto imbonire dal ministro con la solita manfrina sulla libertà e le magnifiche sorti umane e progressive di chi ha una partita IVA.

Le novità previdenziali del 2008

L’attuazione del Protocollo sul Welfare (L. 247/2007 ) ha toccato questioni previdenziali. Una sintesi delle novità più importanti, come dall’ultimo Bollettino Inps:

Maternità e malattia per parasubordinati
Le aliquote contributive della gestione separata passano da tre a due: a) 24% per i lavoratori non iscritti a un’altra forma di previdenza obbligatoria (per es. gli Albi) e non pensionati; b) 17% tutti gli altri. Il contributo per il finanziamento dell’indennità di maternità, assegno per il nucleo familiare e indennità di malattia, passa dallo 0,50% allo 0,72%. Il diritto al congedo di maternità e all’astensione dal lavoro per motivi di salute [finora previsto soltanto per le lavoratrici dipendenti] viene esteso ad alcune tipologie di lavoratrici parasubordinate iscritte alla Gestione separata (lavoratrici a progetto, associate in partecipazione) con determinati requisiti contributivi.

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