Buoni pasto per i lavoratori autonomi

Combattere la crisi, fronteggiare i licenziamenti e il carovita. Bla bla bla, giornali pieni di notizie allarmistico-anticonsumistiche.  Si compera sempre più low cost (unico segmento in crescita nella domanda di occupazione), si mangiano panini a 1 euro da McDonald’s, si viaggia RyanAir, se hai figli comperi la Dacia (uno dei pochi marchi automobilistici che non cala nelle vendite), per la casa ci sono i mobili Ikea e per i vestiti H&M. Ok, non butta bene. Situazione difficile. Ma proviamo a prendere la vicenda in maniera più tecnica. Ecco un suggerimento per i lavoratori autonomi, dimenticati dalla stampa, fuori moda, che pure loro se la devono vedere con l’inflazione…

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Hai una Partita IVA? Vai a mangiare panini al bar e non riesci a farti fatturare il costo della consumazione? Ma sei scemo? Sveglia, fatti assumere, fatti dare i ticket restaurant e così è fatta. Molla l’idea di lavorare da solo, intruppati e combatti così il caro vita, evasore fiscale che non sei altro. Ritenute alla fonte e fanculo il commercialista. Bella vita, no?

Scherzo. Vi suggerisco questa mossa, semplificando molto il regionamento, poi valutate in maniera autonoma: acquistate buoni pasto intestati a voi. Sì, a voi lavoratori autonomi. Perché? Per recuperare un 20% sulle spese alimentari.

Buoni pasto

Premessa: ogni lavoratore autonomo o professionista indipendente (se è fuori dal regime del “forfettone“) può scaricare le spese di rappresentanza dalla base imponibile soggetta a tassazione IRPEF fino a un massimo del 2% (della base imponibile). Lo sapevate? Ristoranti ecc. se regolarmente fatturati finiscono in questa voce.

Facciamo alcuni calcoli sui massimali e sul risparmio in tasse:
Spese di rappresentanza

Ora se spendete 100 euro portando fuori un cliente è abbastanza naturale e non crea difficoltà chiedere e ottenere una fattura. Ma se pagate 5 euro al giorno per un panino e una bottiglia d’acqua? Sono soldi persi.

Suggerimento. Facciamo l’ipotesi che le vostre spese di rappresentanza – che riuscite a farvi fatturare – siano inferiori al tetto del 2% della vostra base imponibile.

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Stipendi fermi al palo

Oggi è uscito il IX Rapporto sulle Retribuzioni degli italiani 2008 curato da OD&M Consulting. Ne parla in anteprima il Sole 24 Ore, nell’articolo “Busta paga più ricca, ma soltanto per i quadri” (.pdf). Nel 2007 gli stipendi sono aumentati dello 0,0% per dirigenti; +3,1% per i quadri; +2,5% per gli impiegati e + 1,1% per gli operai rispetto all’anno precedente (valori lordi). Si confrontino con l’andamento dell’inflazione.

Le retribuzioni degli italiani e il NIC (2007)

Questi invece sono i valori assoluti delle RTA e la crescita percentuale (%) nell’ultimo quinquennio. Si consideri che l’inflazione (valore NIC, alta frequenza) è stata del 10,9% nello stesso periodo.

Le retribuzioni degli italiani 2008
Fonte: OD&M Consulting – Marzo 2008

Questo è il comunicato stampa.

Salari, produttività e sindacato

Tra le cose di cui capisco abbastanza (credo) ci sono le dinamiche retributive. Ho letto il recente studio di IRES-Cgil su “Salari e produttività” e mi ha colpito per la complessità e ricchezza di dettagli. (Qui sono disponibili: la Rassegna Stampa; i take di Agenzia usciti per l’occasione e tutti i pezzi della ricerca). Si mettono a confronto su base temporale le retribuzioni lorde, l’inflazione programmata, il fiscal drag, la produttività e alcuni benchmark di altri Paesi. Bene.

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