Piccolo quesito

Il diritto di sciopero è sacrosanto. C’è però un dettaglio che mi sfugge – e se c’è qualche esperto di diritto amministrativo in circolazione è ben accetto un commento… – e che riguarda la funzione pubblica. Nel settore privato per ogni giorno non lavorato viene decurata la busta paga e i soldi restano al datore di lavoro. Nel settore pubblico idem, soltanto che è lo Stato.

Che cosa accade invece quando un servizio pubblico è a pagamento?

Ieri le ragazze dell’asilo di mia figlia hanno scioperato. Sono costrette a turni faticosi, stanno tagliando sulle pulizie e hanno pure stipendi da fame. A loro va la mia solidarietà. Secondo voi posso chiedere al Comune il rimborso del giorno saltato e per il quale ho dovuto pagare una baby-sitter? Credo che la stessa logica si applichi a chi ha un abbonamento del treno, si becca lo sciopero e deve pagarsi il taxi.

P.S. Non è per i miei 23 euro, ma immaginate se tutte le 72 famiglie dei bambini recuperasseso questo credito da restituire alle maestre…

E’ vietato digiunare in spiaggia

Per quanto assurdo possa sembrare questo divieto venne realmente stabilito nel 1956 in un paesino della Sicilia dove Danilo Dolci, insieme a un migliaio di pescatori, diede vita a uno sciopero della fame. Sulla spiaggia protestarono contro la pesca di frodo, protetta dalla mafia.

Danilo Dolci

Oggi è anche il titolo di uno spettacolo teatrale messo in scena dal Teatro della Cooperativa, a Milano, che ripercorre la storia e le difficoltà di Danilo Dolci*, scrittore, pedagogo, sociologo e poeta, che dedicò la vita all’insegnamento, alla lotta non violenta contro la mafia e alla difesa dei diritti di cittadinanza, primo tra i quali il lavoro.

Il testo, leggero e moderno, scritto da Renato Sarti, tratta soprattutto della protesta contro la disoccupazione e la miseria e racconta la vicenda più controversa che portò al processo di Danilo Dolci: la realizzazione del primo “sciopero al contrario“. Invece di incrociare le braccia o assaltare qualche fabbrica, numerosi manifestanti, sotto al sua guida, decisero di protestare pacificamente, sistemando una vecchia strada. Lavorono per dimostrare di essere senza lavoro. Un colpo di genio, che mostra un’interessante modernità, ovvero la possibilità di fare notizia e creare opinione pubblica pacificamente da parte di chi non ha una precisa controparte nei confronti della quale potere esercitare il proprio diritto di sciopero (si pensi oggi ai lavoratori autonomi, ai disoccupati, ai precari..).

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Diritti reali, sciopero virtuale

RSU - IBMIl primo “sciopero virtuale” non poteva che essere indetto dai lavoratori di una grande azienda informatica. I rappresentanti delle RSU di IBM (organizzatissimi via Web!) lanciano l’allarme: “Tenetevi pronti!“. L’Unità spiega meglio: saranno gli avatar dei dipendenti della multinazionale a incorciare le braccia su Second Life. Tra pochi giorni, si dice.

P.S. Due domande sorgono spontanee: 1) visto che saranno sospesi i servizi virtuali, il giorno di lavoro verrà tolto dalla busta paga reale? 2) e se i vertici di IBM sono disposti a concedere un aumento, ma soltanto su Second Life, come risponderà il sindacato?

Liberalizzazioni, sciopero e shampoo

Ci sono determinate categorie di lavoratori che scopri solamente quando proclamano uno sciopero. Pensi che facciano parte della tua vita come la strada sotto casa, la fermata dell’autobus o la scuola all’angolo e che la loro professione sia esercitata soltanto da loro perché magari sono vent’anni che vai sempre dallo stesso panettiere o dal medesimo parrucchiere.

Il parrucchiere, appunto. Io ne ho due, mi piace diversificare.

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