Lo dice a chiare lettere l’ultimo Rapporto CNEL 2011, presentato il 14 luglio: giovani e Mezzogiorno, ovvero soggetti deboli e chi sta in aree a minor sviluppo industriale. Gli ammortizzatori sociali hanno avuto effetto per quei lavoratori per i quali sono stati progettati, gli altri sono in mezzo al mare e stanno nuotando da soli.
La compiaciuta soddisfazione che “la curva di Beveridge, che misura le difficoltà di incontro fra domanda e offerta, non sembra evidenziare un peggioramento, così come gli indicatori di dispersione settoriale della dinamica occupazionale” non fa però i conti con l’aumento di scoraggiati e neet e con l’annosa questione di una domanda davvero di bassa qualità, che arriva sistematicamente a sotto-inquadrare figure a elevata educazione (overeducation) come i neolaureati.
Favolistiche analisi fatte poi sulle Comunicazioni Obbligatorie ancora una volta escludono i lavoratori indipendenti, (freelance), del tutto invisibili ai ricercatori sociali (SVEGLIA!), e si guardano bene dal rimarcare la caduta libera delle assunzioni a tempo indeterminato negli ultimi due anni in favore di contratti a termine.
Un dato interessante, che mostra un segno di qualità di questa ricerca, ormai una vera passarella di cose arcinote (molte delle quali neppure così aggiornate), sono i valori relativi agli occupati presso multinazionali italiane in Italia e all’estero e lo studio sulle imprese sociali. Il messaggio: se lavori per una multinazionale, fatti spostare all’estero, che è meglio. Al contrario fai attenzione alle cooperative sociali e roba simile: l’occupazione qui non cresce molto, come in altri Paesi, ma aumenta comunque il numero di imprese sociali. Tradotto: si restringono, come dopo un cattivo lavaggio in lavatrice.