L’analisi non è semplice, vista la densità e complessità della materia, ma quasi per slogan si può tracciare una sintesi del discorso tenuto oggi al Senato dal nuovo presidente del Consiglio, Mario Monti in materia di rifoma del mercato del lavoro. Ovviamente ci sono dietro i progetti e le valutazioni del nuovo ministro Elsa Fornero.
Questo è il discorso, in sintesi, di Monti al quale aggiungo qualche considerazione personale nel mezzo:
[…] in particolare per quanto riguarda l’integrazione operativa delle agenzie fiscali, la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato, il coordinamento delle attività delle forze dell’ordine, l’accorpamento degli enti della previdenza pubblica […]
Primo punto: mettere insieme INAIL e INPS. Se, però, sullo sfondo c’è l’attuazione del Disegno di Legge Cazzola, è possibile che anche nelle Casse di previdenza dei professionisti si registrerà qualche scossone.
[…] Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento, nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi.
Secondo: il pensionamento secondo il parametro della vecchiaia non si tocca. Quello per anzianità?
[…] Il nostro sistema pensionistico rimane però caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio.
Affermazione da 10 e lode. Esplicitato: il meccanismo del retributivo che si mescola a quello contributivo crea forti disparità. Va sanata la questione. Con “categorie di lavoratori” si potrebbe sottointendere autonomi/professionisti versus dipendenti, come sostengono i sindacati, oppure più propriamente lavoratori in Gestione Separata (atipici, partite IVA ecc.) vs tutti gli altri. La Fornero conosce bene le storture del contributivo. Speriamo non cada anche lei nell’abbaglio sindacale degli ultimi 10 anni contro i freelance e gli atipici. Sui “privilegi” è meglio non esprimersi, per scaramanzia, ma se davvero dovesse toccare i diritti acquisiti sul retributivo la partita sarebbe tra “equità sociale reale” in un’ottica di lungo periodo e “resistenze a oltranza dei poteri forti”, sindacati, pubblica amministrazione e magistratura inclusi.
[…] Coerentemente con il disegno della delega fiscale e della clausola di salvaguardia che la accompagna, una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico.
Per abbassare il costo del lavoro (abolizione dell’IRAP?) vanno tassati i consumi e le proprietà. L’obiettivo è far pagare meno il lavoro, ma non si esplicita il metodo di finanziamento. Ulteriore innalzamento dell’IVA e reintroduzione dell’ICI? Non si sa. Il meccanismo, però, è chiaro: si fanno migrare tasse su imposte. Il costo del fare impresa viene ammortizzato con balzelli sui consumi, o meglio con rimbalzi sui cittadini. L’amministrazione dello Stato? Monti dice che deve starne fuori. E’ un puro processo neoliberista, per essere chiari.
[…] Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione. Le riforme in questo campo dovranno avere il duplice scopo di rendere più equo il nostro sistema di tutela del lavoro e di sicurezza sociale e anche di facilitare la crescita della produttività, tenendo conto dell’eterogeneità che contraddistingue in particolare l’economia italiana. In ogni caso, il nuovo ordinamento che andrà disegnato verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere.
Poteva scriverla Pietro Ichino questa parte del discorso e nulla sarebbe chiambiato. Non è resa esplicita, però, la contiguità con gli obiettivi promossi dal senatore del PD probabilmente per incassare la fiducia del Parlamento. Appena il Governo l’avrà ottenuta, si scopriranno le carte. Intanto incassiamo anche noi freelance la promessa. Il “totalmente privi di tutele” si riferisce a noi, ai lavoratori atipici e ai contratti a termine. La posta in gioco è altissima. Per contenere le resistenze Monti (come Ichino) pone, però, i limiti del campo da gioco al solo “nuovo lavoro”. Scelta che creerà non poca confusione e che potrà essere digerita soltanto con un completo cambio generazionale. Un fatto che può produrre anche inconvenienti da non poco – tra i quali l’immobilismo ulteriore di chi ha buoni posti fissi ed elevata anzianità professionale – e intorno ai quali la Riforma Dini sulle pensioni del 1996 (tenendo un’analogia con la questione pensioni) che si scopre soltanto a distanza di 15 anni vada rivista per le sperequazioni prodotte – non pare abbia insegnato nulla! La frammentazione del mercato del lavoro genera iniquità e angoli ciechi. E in tutta onestà la proposta Ichino non mi pare vada nella direzione dell’universalità, visto che spacca in due il mondo dei freelance. Meglio niente allora? No, certamente!, ma si spera che la discussione su una riforma così robusta sia aperta, inclusiva, trasparente. Perché sotto la voce “universalità” si celano poi mille particolarismi, purtroppo. Fiducia? Poca.
[…] Intendiamo perseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come ci viene chiesto dalle autorità europee e come già le parti sociali hanno iniziato a fare, che va accompagnato da una disciplina coerente del sostegno alle persone senza impiego volta a facilitare la mobilità e il reinserimento nel mercato del lavoro, superando l’attuale segmentazione. Più mobilità tra impresa e settori è condizione essenziale per assecondare la trasformazione dell’economia italiana e sospingerne la crescita.
Questo punto replica esattamante il contenuto della lettera di Draghi-Trichet al Governo precedente. Niente di nuovo. A differenza dell’azione portata avanti da Sacconi, con l’Articolo 8 della Manovra di agosto, si fa presente, però, anche la seconda parte della lettera, dimenticata dal precedente esecutivo. Serve il sostegno alla mobilità! Politiche attive, politiche attive, politiche attive. Tradotto: la revisione della disciplina sui licenziamenti senza sostegno al reinserimento lavorativo è come colpire una gamba chiedendo di camminare con l’altra. Non si riesce più a correre, si cade. Bravo Monti a ricordarlo. Ora, però, i fatti.
[…] È necessario colmare il fossato che si è creato tra le garanzie e i vantaggi offerti dal ricorso ai contratti a termine e ai contratti a tempo indeterminato, superando i rischi e le incertezze che scoraggiano le imprese a ricorrere a questi ultimi.
Altro punto del programma: occorre avvantaggiare il lavoro a tempo indeterminato, innalzando i costi di quello a termine. Se ho capito bene. Programma del PD, questa volta dell’ala Fassina e sindacale. A occhio indigeribile per la maggioranza uscente, Tremonti in testa, nonostante avesse pronunciato l’Apologia del Posto Fisso due anni fa.
[…] Tenendo conto dei vincoli di bilancio occorre avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali, volta a garantire a ogni lavoratore che non sarà privo di copertura rispetto ai rischi di perdita temporanea del posto di lavoro. Abbiamo da affrontare una crisi, abbiamo da affrontare delle trasformazioni strutturali, ma è nostro dovere cercare di evitare le angosce che accompagnano questi processi.
Un capolavoro diplomatico. Dice Monti: se ci sono soldi, avviamo una riforma degli ammortizzatori sociali. Tra l’altro per rispondere a una direttiva già specificata nel Collegato Lavoro di un anno fa, che ipotizzava 24 mesi per l’attuazione. Allora, però, si fece riferimento al solo lavoro alle dipendenze e ai contratti a progetto. Qui il nodo – e non è cosa da poco, politicamente – è come interpretare l’espressione “ogni lavoratore“. Finora sindacati e Governi (tutti) hanno sempre sottointeso le categorie indicate nel Collegato, escludendo freelance e autonomi. Se davvero Monti intendesse ogni lavoratore, come l’espressione in italiano indica, saremmo davvero alle soglie di una svolta epocale per il nostro Paese e per le politiche di sostegno al reddito. In tutta onestà, però, dubito che potrà essere una riforma di tal genere e così ardita. Come da una proposta di Boeri-Garibaldi di tre anni fa, per intenderci. Dubito per la premessa posta: si parla proprio di limiti di spesa.
[…] È necessario, infine, mantenere una pressione costante nell’azione di contrasto e di prevenzione del lavoro sommerso.
Ok. Questo, però, senza specifiche azioni non significa nulla in termini concreti. E’ una frase di rito. Non si parla di maggiori ispezioni, di inasprimento delle pene, o di altro. Doveva dirlo.
[…] Uno dei fattori che distinguono l’Italia nel contesto europeo è la maggiore difficoltà di inserimento o di permanenza in condizioni di occupazione delle donne. Assicurare la piena inclusione delle donne in ogni ambito della vita lavorativa ma anche sociale e civile del Paese è una questione indifferibile. È necessario affrontare le questioni che riguardano la conciliazione della vita familiare con il lavoro, la promozione della natalità e la condivisione delle responsabilità legate alla maternità da parte di entrambi i genitori, nonché studiare l’opportunità di una tassazione preferenziale per le donne.
Questo è il frutto della sensibilità della Fornero sul tema delle pari opportunità e sulla giusta valutazione sui ritardi delle politiche del lavoro italiane sul fronte dell’incentivazione al lavoro delle donne. Fiscalità di vantaggio, conciliazione vita-lavoro e congedi parentali impiegati attivamente anche dagli uomini sono alcune proposte. Finalmente! Detto chiaro, senza mezzi termini. Da padre senza diritto alla paternità, incasso. Sono contento. Introdurremo il “modello Europa del Nord” per i padri? Sarebbe fantastico. Sulla promozione della natalità, invece, non mi è del tutto chiaro che cosa significhi. Finora in Italia si sono susseguite talmente tante idiozie, che è difficile uscirne mentalmente, anche solo ipotizzando che cosa possa voler dire di nuovo. Spero abbandonino la strada del bonus bébé e degli incentivi in stile Meloni. Meglio puntare su asili e welfare locale. Vedremo.
[…] C’è poi un problema legato all’invecchiamento della popolazione che si traduce in oneri crescenti per le famiglie; andrà quindi prestata attenzioni ai servizi di cura agli anziani, oggi una preoccupazione sempre più urgente nelle famiglie in un momento in cui affrontano difficoltà crescenti.
Non mi pare di avere mai sentito in bocca a Sacconi la parola “anziani” o “servizi di cura”. E’ un passo avanti. Il massimo sarebbe vedere proposte o disegni di legge in direzione del riconoscimento del lavoro di cura familiare come lavoro sociale, da valorizzare con elementi figurativi di contribuzione, come alcuni illuminati studiosi delle politiche della famiglia hanno proposto in passato, putroppo inascoltati. Credo la Fornero conosca queste ipotesi.
[…] Occorre anche rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita, affrontando resistenze e chiusure corporative. In tal senso, è necessario un disegno organico, volto a ridurre gli oneri ed il rischio associato alle procedure amministrative, nonché a stimolare la concorrenza, con particolare riferimento al riordino della disciplina delle professioni regolamentate, anche dando attuazione a quanto previsto nella legge di stabilità in materia di tariffe minime.
Infine qualche sassolino nella scarpa dei professionisti. Sono un ostacolo alla crescita, senza mezzi termini. Le chiusure corporative vanno affrontate. Come? Rilanciando la concorrenza, magari delegando procedure amministrative, sembra di capire, rimodulando i metodi per creare studi associati e allargando i confini territoriali delle competenze dei professionisti, come scritto nella legge di stabilità. Allargo il mercato, apro le corporazioni. Do ut des. Monti non pare abbia accolto le indicazioni di Confropressioni :-) Sulle tariffe minime sarà, invece, battaglia dura vista la cmposizione parlamentare, fatta da avvocati, commercialisti, medici ecc. Vedremo.
Una sintesi finale. Un programma in linea con alcuni punti tracciati nella Legge di stabilità (e dalla BCE), ma con interventi forti sulle pensioni e sul lavoro al femminile, oltre ad avere un’ombra a forma di Pietro Ichino alle spalle, sulla questione più generale di revisione del sistema contrattuale e assicurativo. Si ipotizzano maggiori politiche attive e risparmi sulla macchina amministrativa INPS. In mezzo c’è la questione degli ammortizzatori sociali, vero nodo del Welfare State all’italiana, che crea fortissima disparità sociale, e che come diceva Rino Formica, sono come i fili dell’alta tensione. Chi li tocca muore. Monti è partito sapendo già che è a termine e questo forse è un vantaggio rispetto alla tradizionale paura di bruciarsi. Così è anche per la Fornero. Hanno un’occasione sola e lo sanno.
Per ora, a parole, sembra non abbiano paura di dire ciò che vogliono. Lo otterranno?