Sono apparse in questo periodo numerose ricerche dedicate ai giovani e ai neolaureati a testimonianza della crescente attenzione verso uno dei fenomeni più preoccupanti degli ultimi anni ovvero la sempre più bassa capacità di investire nelle nuove generazioni.
Da Eurofond, la “European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions”, arrivano informazioni comparative sul tema Youth and Work (file .PDF, 450 Kbyte) nei 25 maggiori Paesi europei, mentre dalla Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con Formaper, giungono nuove analisi sulla Domanda e offerta di laureati in Lombardia (file .PDF, 650 Kbyte). [Il comunicato stampa titola “Cercansi laureati, ma senza garanzia di stabilità”].
Infine, il Giornale di Brescia sta pubblicando un’inchiesta a puntate sui neolaureati rendendo noti dati di un recente monitoraggio eseguito da Cilea sulla Lombardia. Oggi offre uno spaccato sulle retribuzioni, in un articolo dal titolo “Quanto prende un neolaureato?” (file .PDF, 150 Kbyte) che mette a confronto gli stipendi a 18 mesi dal termine degli studi di chi ha scelto una laurea triennale con quelli dei dottori che hanno svolto percorsi di formazione secondo il vecchio ordinamento.
Infine, vi segnalo una tabella abbastanza interessante sui settori di inserimento lavorativo dei diversi neolaureati in Lombardia.
Sbocco lavorativo (settore) per indirizzo di Laurea
Agrario, alimentare e zootecnico |
Servizi alle imprese (18,7%); Altre industrie manifatturiere (12,8%); Enti locali (9,7%); Industria meccanica (9,3%) |
Architettura urbanistica e territoriale |
Servizi alle imprese (35,8%); Enti locali (19,2%); Altre industrie manifatturiere (17,2%); Commercio (9,9%) |
Ingegneria civile e ambientale |
Studi professionali (60,9%); Servizi alle imprese (16%) |
Ingegneria elettronica e dell’informazione |
Servizi alle imprese (66,5%); Industria meccanica (18,1%) |
Ingegneria industriale |
Industria meccanica (47,1%); Industria chimica (22,2%); Servizi alle imprese (15,2%) |
Altri indirizzi di ingegneria |
Servizi alle imprese (31,2%); Industria meccanica (25,1%); Industria chimica (10,8%); Altre industrie manifatturiere (10,4%); |
Economico e gestionale |
Servizi alle imprese (53,0%); Commercio (9,4%); Altre industrie manifatturiere (8,5%); Industria chimica (8,4%) |
Statistico | Altre industrie manifatturiere (48,8%); Servizi alle imprese (36,8%); |
Giuridico | Studi professionali (39,2%); Enti locali + altri Enti pubblici (28,9%); Servizi alle imprese (9,9%); Giustizia (7,8%) |
Politico e sociale | Servizi alle imprese (39,8%); Enti locali (15%); Istruzione privata (13,1%); Associazionismo (9,4%) |
Chimico e farmaceutico |
Industria chimica (73,2%); Commercio (9,4%) |
Geologiche | Enti locali (27,3%); Servizi alle imprese (21,3%); Associazionismo (13,7%); Università (10.6%) |
Biotecnologiche | Servizi alle imprese (52,6%); Sanità pubblica (12,1%); Industria chimica (11,9%); Sanità privata (9,3%) |
Scientifico e matematico |
Servizi alle imprese (44,2%); Istruzione pubblica(28,9%) |
Insegnamento e formazione |
Istruzione privata (48,8%); Istruzione pubblica (44,1%) |
Psicologico | Servizi alle imprese (68,7%); Associazionismo (14,6%); Sanità privata (11,2%) |
Letterario, filosofico, storico e artistico |
Istruzione pubblica (31%); Altre industrie manifatturiere (21,1%); Servizi alle imprese (17,9%) |
Linguistico | Istruzione pubblica (29,6%); Istruzione privata (28,9%); Commercio (6,6%) |
Medico e odontoiatrico |
Sanità pubblica (75,3%); Sanità privata (10,1%) |
Sanitario e paramedico |
Sanità pubblica (51,5%); Sanità privata (46,8%) |
Scienze motorie | Servizi ricreativi (61,1%); Istruzione (21,7%) |
[Fonte: elaborazioni Area Ricerca Formaper su Specula Lombardia – Excelsior e Pallade]
Una teorizzazione leggermente differente da quelle consuete: http://lucadefelice.com/blog/?p=40
Ciao, Luca
Ciao Luca,
sono soltanto parzialmente d’accordo con la tua lettura del pezzo di Ichino. Ci vorrebbe più spazio, ma in sintesi: 1) credo che Ichino sottovaluti il trend dei contratti a termine sulla nuova occupazione; 2) è vero che il cuore del problema è la produttività delle risorse impegnate in maniera precaria, ma occorre anche identificare chi deve risolvere questo fattore. Per esempio si potrebbe legare il risparmio sul costo del lavoro precario a obblighi di spesa in formazione invece di alzare semplicemente la contribuzione. Ma la storia dimostra che i CFL alla fine sono stati una truffa colossale e l’Europa ce l’ha sbattuto in faccia. Anche questo Ichino farebbe bene a ricordarselo. E poi non si dimentichino le false subordinazioni. Quanto alla bassa capacità di investire sui talenti a lungo termine, mi trovi perfettamente d’accordo.
Lavorare sulla formazione è un punto importante, ma in ambito universitario non aziendale. La concezione dell’università come un business e quindi come un’azienda(http://lucadefelice.com/blog/?p=45) ha sicuramente peggiorato la situazione.
Ciao, Luca