Draghi: troppi autonomi subordinati

Non arriva a dire, come sostengo da tempo, che manca in Italia uno statuto specifico o una legislazione ad hoc relativa al lavoro autonomo, ma almeno affronta la pars destruens del tema. Così ieri il Governatore della Banca d’Italia, durante il suo intervento all’Università della Calabria dal titolo “Occupazione e sviluppo, l’eredità di Giorgio Gagliani”:

Il lavoro autonomo è un mondo composito. Vi rientrano attività imprenditoriali e professionali ad alto reddito, ma anche attività marginali assimilabili a lavori di tipo subordinato ma caratterizzate da livelli retributivi e di tutela inferiore.

La regolamentazione istituzionale dei mercati dei prodotti e del lavoro influenza le attività indipendenti in molti modi: anche creando barriere che proteggono le rendite, anche incentivando comportamenti elusivi.

Indipendenza e imprenditorialità sono caratteristiche significative della scelta di molti lavoratori di impegnarsi in attività in proprio. Sono spesso il motore di quella capacità di innovare che ha permesso all’industria italiana di conquistare e consolidare il proprio ruolo in importanti settori del commercio mondiale. In molti altri casi, tuttavia, il lavoro autonomo non è il frutto di una scelta, ma dell’impossibilità di trovare un’occupazione alle dipendenze. È qui che sta l’anomalia italiana: la diffusione di posizioni lavorative formalmente indipendenti, ma di fatto subordinate, che sono determinate dall’ampiezza eccessiva del cuneo contributivo e, più in generale, da “inefficienze amministrative, regime fiscale, e coperture di natura politica generale”.

L’analisi comparata, condotta su serie storiche riferite a 25 Paesi e 6 settori, mostra che, nei Paesi in cui la tolleranza nei confronti dell’evasione fiscale è superiore alla media, elevate aliquote fiscali e contributive si associano a un’alta quota del lavoro autonomo. Questa risulta, inoltre, più ampia dove la regolamentazione del mercato dei prodotti è più intrusiva, soprattutto se è diretta a mantenere una struttura frammentata dell’offerta, come per esempio una distribuzione commerciale di tipo tradizionale.

Ultima modifica: 2007-03-27T12:14:04+02:00 Autore: Dario Banfi

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