Dalla mia commercialista ieri.
– Eh già…, è come le ho detto al telefono. Per l’Unico 2011 lei è fuori dai parametri…
– Da che?
– Dai parametri.
– Mi scusi, ma la mia professione non è esclusa dagli studi di settore?
– Sì, dagli studi di settore non dai parametri.
– E che cosa sono?
– I parametri.
[Eh certo, così è tutto più più chiaro]
– Cioè?
– Sono parametri che misurano la congruità dei valori che lei dichiara al Fisco. Stando a questo sistema lei avrebbe dovuto guadagnare nel 2010 circa 5.000 euro in più di quelli dichiarati…
– Bravi, mi piacerebbe.
– Sono i parametri, mi spiace.
– Ho capito e allora con ‘sti parametri che cosa ci facciamo?
– Deve decidere se adeguarsi o dichiarare la sua non congruità.
– Cioè?
– Se decide di adeguarsi deve versare l’IVA sui redditi presunti, altrimenti avrà un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, ed è sicuro al 100% che le emetteranno prima una cartella esattoriale, per pagare questo valore di adeguamento…
– Sì, ma io non ho guadagnato questi soldi, devo pagare tasse su redditi presunti?
– Sì.
– Come sì, ma siamo pazzi?
– L’alternativa è di andare incontro a una verifica sul mancato pagamento della prossima cartella esattoriale che le verrà emessa in automatico e che a quanto capisco non vuole pagare…
– Mi faccia capire: io perdo reddito, visto che mi è andata davvero male l’anno scorso, e il Fisco presume che io abbia guadagnato di più, per cui mi chiede sulla base di calcoli matematici di aggiustare le tasse mancanti.. ?
– Esatto.
– E se non lo faccio ci sarà un accertamento…
– Esatto.
– Ok, facciamo che non dichiaro la congruità e mi preparo per un accertamento, tanto non ho nulla da nascondere, mica evado… lavoro con imprese, sono loro che mi chiedono di fatturare, non faccio mica l’idraulico…
– Sì certo, ma in fase di contenzioso potrebbe avere bisogno di un professionista che l’assiste…
– Mi sta dicendo che oltre a perdere tempo forse mi servirà un fiscalista o un avvocato che dovrò pagare per seguirmi?
– Sì.
– Ma sta roba è un incubo, in ogni caso ci perdo.
– Mi spiace, sono i parametri.
– Ma non è previsto che uno perda reddito…?
– Ripeto, sono parametri.. se perde reddito e non diminuisce le spese d’esercizio, sballa tutto.
– E che cosa avrei dovuto fare, fare meno telefonate? Non ho mica un bilancio da multinazionale, ho poco, un computer, un telefono, le spese del commercialista…
– Mi spiace, sono i parametri.
– Ok, e se pagassi l’adeguamento in quanto consiste?
– Circa 600 euro.
– Meno della parcella di un avvocato.
– Sì, poi lei è a credito con il fisco, potrebbe…
– Sì sono a credito, ma i crediti mica me li hanno regalati…
– Capisco, che cosa vuole fare? Ci vuole pensare…?
– Vorrei capire una cosa. Ma se mi adeguo non è che poi il Fisco presume che io voglia mettermi in regola per coprire qualche cosa di losco, redditi evasi o altro…?
– Tutto è possibile. Sicuramente non le faranno accertamenti legati alla congruità dei parametri.
– Ma chi c**o se li è inventati sti parametri? Se per un anno le cose vanno storte, mi trovo pure a dover pagare tasse su presunti redditi, col rischio di essere scambiato per reale evasore, e se non lo faccio dovrò perdere tempo con la burocrazia italiana e magari avere maggiori spese…?
– Sì, in effetti.. l’ideale è che lei diminuisca le spese, non che le aumenti..
[Fa pure la battuta, la commercialista]
– E dunque?
– E dunque me lo dica lei. I parametri servono al Fisco per fare supposizioni, poi deve scegliere lei se adeguarsi.
– E’ un Fisco ‘supponente’, mi sta dicendo…
– Io sono soltanto un’impiegata di questo studio, uso questo strumento per simulare la situazione reddituale e l’applicazione dei parametri, non riesco ad aiutarla diversamente, deve decidere lei.
– Pagare il pizzo allo Stato o andare a muso duro contro l’Agenzia delle Entrate, spendendo tempo e soldi. Bella alternativa.
– Allora, che cosa fa?