Web class e no-collar

Devo a Lorenzo la bella segnalazione del testo di Sergio Bologna pubblicato su Luhmi dal titolo “Uscire dal vicolo cieco” (.PDF 120 Kbyte – Download anche qui). Una lucida riflessione sul tema della classe media e in particolare dei lavoratori della conoscenza che svolgono attività di lavoro autonomo. Quelli che io chiamo “Liberi Professionisti Digitali“. Bologna ricostruisce la genesi di questa classe di lavoratori, la “Web class”, nata negli anni novanta, con i movimenti open source, con la new economy e l’esplosione di Internet:

Qui si è formata quella nuova classe che i guru del management come Drucker chiamano knowledge workers, sociologi come Floridacreative class” o economisti e politici come Robert Reich “analisti di simboli”. Hanno sognato un nuovo mondo, un nuovo modo di lavorare, di fare impresa, un diverso modo di definirsi, né blue collar né white collar, tant’è che uno come Andrew Ross, cronista egregio della loro storia, li ha chiamati no-collar. È dalle vicende di questa web class – passatemi il neologismo – che bisogna ripartire per capire a fondo la natura del postfordismo e la sua capacità di rendere strutturale la condizione di lavoro precaria.

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Autonomi, nuovi contributi e rappresentanza

Mentre torna in primo piano la Riforma delle Professioni con il Disegno di Legge Mastella (ossantocielo!), passa discretamente sotto silenzio l’aumento delle aliquote INPS per la Gestione Separata previsto con la nuova Legge Finanziaria. Così commenta ACTA, l’Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato (i primi a farne le spese):

Con la nuova Finanziaria si stabilisce un sensibile aumento dei contributi degli iscritti al Fondo INPS Gestione separata “lavoratori parasubordinati”, ovvero di collaboratori a progetto, co.co.co/pro e professionisti con partita Iva. L’ennesima riprova che senza una rappresentanza forte, quando è necessario raccogliere risorse economiche si toccano le categorie più silenziose, senza correre il rischio di suscitare l’opposizione di organizzazioni politicamente forti.

Il motivo del disappunto è evidente. Chi pagherà l’aumento, il professionista o le imprese a cui si presta consulenza? Il disegno di Legge sulla riforma delle Professioni prevede comunque una maggiore attenzione alle associazioni e forse è questo il momento di alzare la voce..

Lunedì 4 Dicembre si fa il punto su questa e su altre questioni che toccano da vicino il lavoro autonomo nel terziario avanzato. L’incontro è organizzato da ACTA e s’intitola “Nuove Professioni a Milano Protagoniste e protagonisti tra Autonomia e Instabilità“. Inizia alle 18:00 al Nuovo Spazio Guicciardi in Via Melloni 3.