La legge del calcio in culo

Se è vero, come scrive La Repubblica, che meno del 40% dei contratti a termine è legato a reali esigenze dovute al ciclo economico o al tipo di produzione tutta la discussione sul  pacchetto Welfare approvato ieri assume una connotazione molto differente, quasi una beffa. Agli imprenditori – così riporta La Repubblica – interessa spendere meno e avere libertà di assestare un calcio ben piazzato al momento giusto. Un vantaggio enorme, che forse avrebbe avuto bisogno di un disincentivo o di un contentino per la controparte “trattata male”. Qualcosa del tipo: una supertassa sul calcio in culo, per foraggiare per esempio, redditi di cittadinanza o politiche attive. Invece il Governo ha litigato sul numero di mesi per effettuare deroghe sindacali sui 36 previsti come tetto massimo. Io onestamente avrei ragionato di più sugli effetti e sulle cause della pedata, più che sulla dinamica.

Update: Alcuni articoli comparsi sulla stampa e relativi al RapportoISFOL Plus sugli atipici e sull’uso del contratto a termine: Il Sole 24 Ore, Liberazione, Il Manifesto

Quando la Iena fa le veci dell’ispettore

Le IeneArriva a distanza di due settimane la reazione organica di commentatori autorevoli al caso denunciato dalle Iene con il servizio di Alessandro Sortino del 26 marzo sulla somministrazione di lavoro condotta in maniera illecita dalla Metis. Una vicenda in cui autisti “temporanei” sono impiegati anche 250 giorni all’anno da una società di trasporti con contratti giornalieri di somministrazione.

La vicenda denunciata mette in luce tre aspetti molto gravi: 1) alcune delle più grandi società di intermediazione non conoscono la legge italiana sul lavoro; 2) alcuni ispettori ministeriali ancora di meno; 3) casi vissuti sulla pelle dei lavoratori diventano subito pretesti politici per sollevare polvere in Parlamento.

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