Esiste un’ampia letteratura per manager che ricorda come spesso per affrontare una pianificazione strategica partendo da analisi di business intelligence sia molto utile introdurre ipotesi alternative e idee non standard che escono dal contesto delle regolari valutazioni e delle normali attese. Supposizioni e strade secondarie per rinnovare tradizioni, regole di management e cultura d’impresa, che potrebbero aprire vie a nuovi successi o sperimentazioni. Alcune teorie suggeriscono di adottare, quasi per gioco, il metodo “IF” (“e se?”). Optare cioè per la discontinuità e mettere un pizzico di fantasia quando si guardano i grafici di crescita.
Perché non chiedersi cosa accadrebbe “se” si decidesse di fare qualcosa di diverso, nuovo, coraggioso? Se si scegliessero metodi o parametri di valutazione differenti, strumenti inediti, collaboratori provenienti da settori diversi, formule di incentivazione nuove, attività mai inserite nei regolamenti, soluzioni traslate da contesti analoghi, organizzazioni e regole mai usate? Il campo delle ipotesi, come si sa, non crea mai danni. Sono le decisioni solitamente a mandare in rovina (e a decretere anche i successi, per fortuna..). Finché si resta nel campo teorico è comunque utile esercitare questa funzione, nota ai più come “intelligenza creativa”, ma spesso messa nel cassetto a riposare per decenni.
Per trovare lavoro, le cose non sono molto diverse. Credo che anche nel campo della ricerca delle soluzioni rivolte al miglioramanto della propria posizione occupazionale possa esistere una discontinuità creativa, una sorta di rivoluzione scientifica alla maniera di Thomas Kuhn, che potrebbe avere anche effetti premianti. Lo so è un azzardo. Appunto. Però, perché non provare? Per esempio:
- e se si utilizzassero canali non standard? [si veda, per esempio, il servizio pubblicato mercoledì 7 febbraio dal Sole 24 Ore sui diversi attori che la riforma Biagi prevede come intermediari autorizzati (Comuni, Consulenti del lavoro, Camere di Commercio, Università ecc.) a fianco di quelli più noti (società di selezione, agenzie per il lavoro, CPI ecc.)];
- e se si accedesse a settori del tutto differenti rispetto a quello in cui si opera quotidianamente?
- e se si provasse a inventare un nuovo modo per fare networking?
- e se decidesse di cercare lavoro in Italia partendo dai portali Internet degli altri Paesi?
- e se ci si presentasse ai colloqui di lavoro con un business plan che giustifichi il ritorno dell’investimento sulla propria assunzione?
Niente è sicuro. Ovvio. Non è un caso, però, che gli innovatori e le persone di successo siano sempre i più coraggiosi e quelli dotati di maggiore talento e creatività. E che i primi ad affondare, nei momenti di crisi, siano al contrario i sostenitori della teoria della poltrona, espressa dalla massina “Abbiamo sempre fatto così, perché cambiare?”