Volendo le destinazioni dell’8 per mille potrebbero essere infinite.
Quella proposta da Podda (CGIL) di allargare le opzioni concesse ai Cittadini alla costituzione di un fondo utile ai Cassa Integrati non è sbagliata se non avesse un piccolo difetto: escluderebbe buona parte della popolazione. Gli “atei da lavoro”. Per esempio chi non ha diritto a questo tipo di sussidi, molti dei quali sono precari, lavoratori a tempo determinato ecc.
La CGIL, come la Chiesa Cattolica, ha bisogno di fare cassa in maniera indiretta, portando liquidità là dove può mettere mano, e non sorprende che si muova sullo stesso campo d’azione, con linee di difesa dei propri interessi del tutto simili. Domani l’idea verrà ribadita durante lo sciopero CGIL. Personalmente ritengo sia un fronte utile da aprire nel dibattito sul Welfare State.
Per il sindacato più numeroso d’Italia, però, è anche una buona occasione per offrire un segno di stile, ribadendo che questa proposta può essere sostenibile soltanto a due condizioni:
1) che siano riformati alla radice gli ammortizzatori sociali;
2) che sia liberalizzata la formula dell’8 per mille.
La posta in gioco non è soltanto la tutela del lavoro, ma il futuro della rappresentanza. Prova ne è il fatto che “più a sinistra della CGIL” (se così si può dire) ci sono oggi molti precari che contestano il sindacato, accusandolo di proteggere unicamente gli interessi dei suoi iscritti, metà dei quali sono pensionati. Si veda, per esempio, l’ultima azione di subvertising [definizione: cfr. wikipedia] ai danni della recente campagna di tesseramento.
ADV e subADV sul tesseramento CGIL
Fonte: Chainworkers 3.0