Gli amici degli amici

La questione del merito e del talento stanno entrando nella campagna elettorale. Casini, per esempio, o Veltroni ne hanno fatto un cavallo di battaglia usando i soliti generalismi validi per tutte le stagioni: “Va premiato il merito…“, “I migliori devono emergere…“, “Dobbiamo evitare che i cervelli fuggano all’estero…” [a proposito, in bocca al lupo a Giulio Marini] e avanti con la solita fuffa. Non è difficile leggere la volontà di cavalcare il malcontento individuale di molti lavoratori, studenti, ricercatori che non vedono riconosciute le proprie qualità.

Trasposto sul piano del mercato del lavoro e della mobilità significa passaparola, raccomandazioni e via andare, un argomento sul quale si ritorna periodicamente ogni tre mesi. (Per esempio oggi W. Passerini con “Troppe spintarelle per trovare un posto“).

Rovesciamo la logica con cui si affronta il tema, per una buona volta. Nessuno ha voglia di rispondere a una semplice domanda: “Ma chi dovrebbe giudicarli questi talenti? Chi è in grado? Siamo veramente capaci di capire chi ha valore?“. Se ci si affida alla raccomandazione, se i migliori scappano, se restano in un angolo ecc. significa che in qualità di selezionatori siamo degli incapaci. Caproni che esercitano soltanto un potere vuoto. Siamo noi che non ci esponiano al rischio e che dovremmo andare all’estero a formarci su come valutare al meglio le persone.

Onde evitare generalismi, l’ultima volta che hai selezionato una persona, che criterio hai usato (sì dico proprio a te)?

Ultima modifica: 2008-03-05T10:43:55+01:00 Autore: Dario Banfi

0 commenti su “Gli amici degli amici”

  1. Caro dario, il tema è molto vasto e come dici tu, parlare di merito è spesso un modo per farsi pubblicità, nei fatti non vedo delle proposte concrete che possano risolvere questa situazione. Credo che la raccomandazione, possa essere interpretata in vari modi. Esistono quelli che usano le persone per generare altri tipi di transazioni, l’esempio più eclatante è nella telefonata tra Saccà e Berlusconi in merito alla ragazza da piazzare in qualche fiction. Questo riguarda la maggior parte della gente raccomandata. Poi ci sono quelli che chiedono ad altri di segnalargli qualcuno di valore, del tipo “ho bisogno di qualcuno che sappia fare questo, tu conosci qualcuno bravo” e questo accade perchè un curriculum, un colloquio, un centro per l’impiego non riesce a risolvere il problema dell’azienda di capire se una persona sa fare o meno una cosa. Chi si fa garante delle competenze delle persone? Forse risolvendo anche questo problema si può riuscire ad evitare l’intervento dei Santi o delle persone che possono raccomandare.

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  2. Chi si fa garante delle competenze? Già. Alla fine la stessa incapacità di farsi garanti delle competenze trova il suo perfetto speculare nell’incapacità di riconoscerle queste competenze. Alla fine conta soltanto il valore di scambio.

    E’ questa cultura che va scardinata. Come fare? Se ne può discutere.. ci sono metodi costruttivi e metodi distruttivi, a partire dalla presa per il culo di quelli che senza paparino non sanno muovere un passo di danza, un dito sulla tastiera, un ingranaggio nel cervello.
    P.S. Una volta mi è stato suggerito di non procedere per questa seconda via perché ci si rende nemici i protettori. Figurati a che livello siamo…

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  3. Una mia amica una volta mi ha raccontato che in ufficio era stata assunta una ragazza per fare un favore ad un fornitore dell’azienda. Questa era anche brava ma nessuno poteva vederla perchè gli altri sapevano come era riuscita ad arrivare lì. Alla fine la raccomandata decise che non valeva la pena lavorare con persone che manco le rivolgevano la parola e che la trattavano come una dificiente. Ma questo è stato un caso anomalo, come dici spesso ci si comporta in maniera referenziale con chi è stato raccomandato, perchè si sa che farà carriera, e poi ha sempre il santo protettore….

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  4. Perche’ il sistema delle raccomandazioni non e’ piu’ scardinabile ? Semplice, perche’ ormai e’ un sistema.

    Faccio un esempio (ogni riferimento a nomi e luoghi e’ puramente casuale). Vito Capozzo, e’ un giovane senza talento e senza voglia di impegnarsi. Pero’ sa che deve trovare un santo protettore, che lo raccomandi. Don Toto’ Riina e’ un barone in qualche posizione di potere, e ha convenienza a circondarsi di persone senza particolare talento ma fedeli. Don Toto’ raccomanda quindi Vito Capozzo, esercitando pressioni. Vito inizia cosi’ una carriera finta nelle esperienze fatte, nei titoli assegnati, nei risultati raggiunti. Dopo qualche anno cosi’, Vito Capozzo ha un curriculum da far venire i brividi, in cui tutto si legge, meno che l’unica cosa che ha fatto e’ stata essere fedele a Don Toto’ Riina. Ultimo capitolo. L’Agenzia di Selezione Personale si trova a fare una ricerca per un giovane brillante che abbia solo qualche significativa esperienza di lavoro. Si presentano Vito Capozzo, Mario Rossi giovane disoccupato che non ha mai accettato la logica delle raccomandazzioni, e Mario Rossi 2 che ha lavorato in un un’azienda in cui c’erano raccomandati che regolarmente gli sono passati avanti. Chi risultera’ in testa alla lista dei candidati, secondo voi, anche ammesso che questa sia costruita da selezionatori obiettivi ed integerrimi ?

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