Non le manda a dire al Governo. Nero su bianco, nel bel documento dal titolo “Scenari di Riforma del Mercato del Lavoro italiano“, scaricabile in formato Word qui), Pietro Ichino ritorna sul tema più invisibile, ma più drammatico del nostro Paese, il dualismo tra lavoratori “protetti” e “precari”. E parte dal pasticcio legato alla revisione dei contratti a termine:
[…] l’allargamento della possibilità di assumere personale a termine disposto dall’articolo 21 del decreto-legge n. 112/2008, sostanzialmente consolida il regime di apartheid tra protetti e non protetti.
Alla perpetuazione del modello del mercato del lavoro duale non deve, invece, e non può rassegnarsi una sinistra moderna, attenta alla comparazione con le esperienze offerte dei Paesi stranieri più civili. Innanzitutto perché quel modello è iniquo (genera posizioni di rendita da una parte, dall’altra situazioni di precarietà di lunga durata, per ragioni che hanno poco o nulla a che vedere con il merito delle persone interessate). Ma anche perché esso è inefficiente: per un verso, scoraggia l’investimento nella formazione dei lavoratori che ne avrebbero più bisogno, i precari; per altro verso, nella parte più protetta del tessuto produttivo, genera una cattiva allocazione delle risorse umane; per altro verso ancora, espone gli imprenditori più scrupolosi alla concorrenza differenziale di quelli più spregiudicati nell’utilizzo della manodopera.
Quel modello è stato prodotto, nei decenni passati, da una politica debole, incapace di far prevalere gli interessi generali su quelli organizzati, di dar voce alla metà della forza-lavoro non rappresentata nel sistema delle relazioni industriali; di dar voce, più in generale, agli interessi dei milioni di persone oggi escluse dal nostro mercato del lavoro (se questo funzionasse come quello britannico, avremmo 5 milioni in più di italiani – di cui 4/5 donne – al lavoro: lo spreco è colossale). Occorre voltar pagina rispetto a questa lunga stagione infelice della nostra politica del lavoro.
Bene fa Ichino a criticare l’ennesimo allargamento dell’area della precarietà. Ma come al solito invece di ragionare sui mutati rapporti di forza tra domanda e offerta di lavoro, ovvero tra lavoratori precarizzati e imprenditori precarizzatori, veri beneficiari della norma in questione, sposta come sempre l’attenzione sul concetto teorico di dualismo del mercato del lavoro e sul presunto conflitto insiders/outsiders. Ichino sposta il conflitto all’interno di ognuna delle due categorie di “domanda” e “offerta” di lavoro, trasfigurandolo così in forma di “concorrenza” e, in definitiva, neutralizzandolo. Sul lato dell’offerta ci mostra lavoratori precari contrapposti a lavoratori protetti. Sul lato della domanda invece ci mostra imprenditori “scrupolosi” contro imprenditori “spregiudicati”. E mentre i lavoratori si accapigliano tra loro, gli imprenditori, al solito, ringraziano. Con una amico come Ichino i lavoratori non hanno più bisogno di nemici…
Claudio capisco quello che dici, in realtà però i lavoratori non “si accapigliano” tra loro, ma hanno semplicemente obiettivi diversi e li difendono separatamente (alcuni con il supporto di sindacati, altri singolarmente lottando spesso contro i mulini a vento)… Io sono comunque convinto che si debba partire da questo lato, ovvero dall’offerta. Insider e outsider devono essere posti nella condizione di stare sul mercato allo stesso modo. Sono inoltre convinto che non si possa più ragionare pensando in generale alla forza lavoro e agli imprenditori “in generale”, è corretto e indispensabile lavorare sulle fattispecie…
Lo so bene che i lavoratori hanno obiettivi e risorse diverse. Non lo devi spiegare a me, ma a Ichino che si ostina a contrapporre artificiosamente gli interessi degli uni agli interessi degli altri. Non sono certo io che faccio “accapigliare” i lavoratori tra loro! Se poi c’è qualcuno che generalizza, scusa, ma mi sembri proprio tu. Che senso ha affermare che insiders e outsiders devono essere posti nella condizione stare sul mercato del lavoro allo stesso modo? Come si fa a equiparare la situazione di un professionista della comunicazione come te a quella di un operaio metalmeccanico?
Ho letto il documento di Ichino e francamente, a parte certe premesse e assunti sbagliati o parziali (si veda il clamoroso riferimento all’art. 41 della Costituzione), la sua proposta, lungi dal risolvere il problema del dualismo, non fa altro che cronicizzarlo sul breve periodo sistematizzando quella che lui chiama apartheid, per arrivare nel lungo periodo ad una equità al ribasso tra lavoratori ormai tutti precarizzati. Capisco il plauso di Confindustria, ma continuano a sfuggirmi le ragioni del tuo apprezzamento per le tesi dell’insigne giuslavorista…
Certo che ti incazzi sempre facile, Claudio. Stiamo soltanto discutendo suvvia.
Intanto non equiparo affatto la mia situazione a quella di un metalmeccanico perché non ho tutte le tutele che ha lui :-) Dico soltanto che se esistesse un paracadute che si apre per tutti nello stesso modo nei momenti di transizione lavorativa o di difficoltà in termini di reddito (magari dovuti a malattia o altro..) sarei più contento. A questo proposito, ti consiglio di leggere sul sito ACTA qualche storia di lavoratori con partita IVA, così magari contestualizzi meglio la posizione degli outsider rispetto a temi come la previdenza e soprattutto l’assistenza…
Quanto a Ichino, non apprezzo né stigmatizzo in generale. Ho apprezzato in questo caso (questo caso) che ponesse attenzione sul tema, visto che Tremonti, Sacconi o Brunetta hanno ben altri grilli per la testa..
Sono figlio di operai… ci sono nato incazzato. Niente di personale. Un saluto.
Mi permetto di inserire questa lettera perchè è un interessante squarcio della nostra realtà!
Lo chiamano diritto al completamento…
ci chiamano insegnanti….
la chiamano scuola!
Cosa dovrei insegnare ai miei alunni?
Dovrei insegnare ai miei alunni che vale la pena studiare ed imparare, perchè hanno un futuro da sognare e da costruire.
Dovrei insegnare loro il valore dello studio , dovrei insegnare una lingua straniera, la letteratura, la poesia e attraverso di essa il rispetto di quei valori umani che pian piano vedo sparire intorno a me….la dignità dell’uomo , del proprio lavoro e della propria unicità , ma ancor più semplicemente tutti quei gesti e modalità che, un tempo, erano inclusi in una semplice piccola parola magica: educazione.
Ed ancora, attraverso il mio lavoro, potrei trasmettere la cura di noi stessi e dell’ambiente in cui viviamo, degli spazi interni ed esterni alla scuola, etc…
Dovrei trasmettere un senso di solidarietà e di comprensione per l’altro MA…………………
MA……………piccolo inconveniente:
molti dirigenti e vice dirigenti, di professione insegnanti, con il loro esempio, spesso non costruttivo, negano il vero valore della scuola e ancor più grave dell’essere umano, cercando di trasmettere a noi, soprattutto supplenti, che ciò che più conta è il gioco di potere, che ciò che conta sono i propri interessi ed i sovrani soldi o ancor più grave la semplice strafottenza!
Mi dispiace, a questo gioco non ci sto!!!!!!
Il rispetto della mia vita e dei miei diritti , e di quelli degli altri, ha più importanza della vostra povertà d’animo .
Ma mi chiedo io:” cosa provano questi organizzatori della scuola a fare soprusi o semplicemente a fregarsene dei colleghi?
Come possono dimenticare di essere stati precari?
Di aver passato i momenti difficili dell’attesa del lavoro, degli inizi e delle fine delle supplenze, mentre le bollette continuano ad arrivare a casa….
Non ricordano quanto importante fosse l’organizzazione degli orari che consentiva anche a loro di lavorare ?
Come hanno voluto dimenticare i lunghi viaggi, che anche loro avranno sostenuto, solo per mantenere il proprio diritto al lavoro e alla proprio mantenimento materiale?
Come hanno potuto dimenticare a cosa serve la scuola e cosa dovrebbe trasmettere la scuola? Quale dovrebbe essere il nostro compito di formatori di nuove generazioni che , non solo dalle loro famiglie, ma anche da noi imparano a sapere stare al mondo, raggiungendo la loro piena autonomia e dignità, amando e rispettando la cultura, il lavoro ma anche se stessi e quanto li circonda? ”
Forse amare per certuni è una parola tropo grossa, ma rispettare la dignità dell’essere umano, anche solo mantenendo i criteri basi dell’ educazione, non permettendosi di usare certi toni e non trattando i “supplenti” come animali da soma, che nonostante siano bisfrattati, messi a riposo, poi presi e usati a piacimento della Scuola e dello Stato, dovrebbero anche lavorare dando il massimo!?????!
No, tutto questo non lo possono dimenticare e non si può pretendere da noi l’impeccabilità, la serietà,la professionalità, la continua presenza, la puntualità etc……….
Per ricevere bisogna sapere anche dare e, se la scuola vuole salvarsi, e promuovere l’educazione e la sana convivenza tra essere umani, deve prima imparare a rispettare non solo i propri alunni, offrendo loro condizioni adeguate di studio, ma anche i suoi docenti provvisori e non.
Carissimi VICE PRESIDI E PRESIDI, cari AMMINISTRATORI della SCUOLA e dello STATO, vi chiedo: che ce ne facciamo noi di una graduatoria “speciale” di disponibilità se poi persino ad inizio anno, quando gli orari sono ancora provvisori , i vostri dipendenti, coloro a cui vorreste cedere ancor più potere, non sono disposti a spostare neanche una virgola, neanche un numero di quegli orari attraverso cui si organizza il lavoro dei docenti ?
Cambiamenti che a loro costerebbero al massimo un paio di giorni di fatica e cha a noi consentirebbero per un intero anno, non di vivere dignitosamente, ma almeno di sopravvivere , di pagare i nostri affitti, di fare le nostre spese, di dare da mangiare ai nostri figli, e che , per non andare troppo lontano, semplicemente tutelerebbe il nostro diritto al lavoro e al completamento delle famose 18 ore!!!
18 ore, che io, sinceramente, da quando lavoro a scuola, non ho ancora mai “assaporato”! E non perchè non ce ne fosse la disponibilità , ma per quel benedetto orario che tutti si ostinano a ritenere più sacro della dignità e della semplice “sussistenza” di noi insegnanti precari!!
Amo il mio lavoro e non lo voglio abbandonare, continuo a lottare, ma , se vi ostinate a non venirci incontro , presto costringerete me, e tante altre persone valide e nate per l’insegnamento, a partire in massa, come già sta accadendo, e a cercare altro…altro in cui non si è altrettanto validi ed attraverso cui non otterremmo gli stessi positivi risultati che , anche per voi dirigenti , colleghi, genitori, ministri e in generale società siciliana e italiana, sarebbe buono e sano ottenere, perchè i nostri alunni sono i vostri figli e perchè un giorno saranno loro a governare e a tutelare i vostri-nostri diritti di anziani, perchè proprio loro in futuro terranno le redini del gioco e non di una playstation, ma di quel complicato gioco chiamato vita!
Con questa lettera spero almeno riflettiate ….
Un ‘ insegnante come altre………………………………………