Redde rationem, economia della tecnica

[Post filosofico] Da qualche giorno sono disponibili le relazioni degli ospiti del Festival dell’Economia di Trento (ed. 2008). A distanza di 6 mesi (finally) sono riuscito a ripescare quella di Umberto Galimberti – uno dei filosofi che più apprezzo, dalla grande capacità divulgativa – dal titolo “Critica del pensiero calcolante” (file .Pdf).

Parla di economia, denaro, felicità, rapporti di produzione e come sempre di tecnologia. Parte del suo pensiero lo anticipammo nel post “Nothing that was my job“, dedicando poi uno speciale documento al pensiero di Gunther Anders al quale si ispira in più passaggi.

L’intervento di Umberto Galimberti è molto lineare e vale la pena replicare alcuni passaggi molto belli per comprendere come, nell’analisi del rapporto tra economia e tecnica [per esempio al centro del testo di Luca De Biase Economia della Felicità (Feltrinelli, 2007), di cui spero di parlare in un prossimo post] il tema del lavoro (più che quello della semplice informazione o dei media) non sia estraneo, ma cruciale. Insieme al denaro, “unico fattore simbolico capace oggi di produrre valore” secondo Galimberti, i rapporti di produzione sono la chiave per capire i cambiamenti della società contemporanea.

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Nothing, that was my job

Un gran bel sentire quello di ieri al Collegio San Carlo di Milano, dove si sta svolgendo il convegno internazionale Coirag di tre giorni dal titolo “Psiche Affetti e Techne“. Un Umberto Galimberti in ottima forma e un Carlo Formenti altrettanto bravo hanno dato vita a un dibattito di alto profilo sul tema della psiche e del pensiero sociale nell’epoca della tecnica. Dall’ampia esposizione di Galimberti estraggo qualche spunto che interessa anche noi, perché mette in relazione tecnica e lavoro.

La tesi più interessante prende le mosse da alcune riflessioni di Gunther Anders (marito di Hannah Arendt), che ringrazio Galimberti di avermi fatto conoscere [prossimo libro sul comodino: L’uomo è antiquato!] ed Elena Pulcini di avere così ben presentato nel saggio L’homo creator e il mondo post-umano, pubblicato in “La Psiche nell’Epoca della Tecnica” (Vivarium, 2007), letto ieri notte al volo, rapito dalla bellezza del tema.

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