Il titolo dell’ultimo rapporto The Global Human Capital Study 2008, curato annualmente da IBM, suona qualcosa come “Sbloccare il DNA della forza lavoro adattabile” (.PDF). Ne ha scritto settimana scorsa Loredana Oliva sul Sole 24 Ore (cfr. l’articolo .TIFF), ma vale la pena segnalare anche alcune parti più specifiche su un tema caro a questo blog, quello del merito e dei talenti, che nonostante per molti sia oggi inflazionato, resta un nodo chiave del miglioramento qualitativo del mercato.
È un tema da comprendere tecnicamente e senza troppa retorica. Si legga a questo proposito il recente contributo di Pier Luigi Celli sul Corriere della Sera “Quello del talento è un mito che va sfatato al più presto” (.PDF). E un modo per sfatarlo è capire, per esempio, come si trattengano le persone di valore che vogliono andarsene da una società. I direttori del personale che hanno partecipato alla survey IBM dicono: “Prima di tutto le sfide!“.
Chi ha numeri da mostrare sia messo in grado di fare vedere ciò di cui è capace. Secondo: sia tracciato un percorso chiaro che dia onore al merito. Altrimenti tutto resta nella staticità della qualifica “promotable” e mai al livello di “promoted“. Poi ci sono i soldini, come ricorda (file . TIFF) anche D’Ambrosio di AIDP. E infine l’impresa: se non ha la stessa reputazione della persona di valore, inutile insistere. Se ne andrà comunque, magari all’estero.