Domenico De Masi ha scritto recentemente in una presentazione (.PDF) fatta allo IAB Forum del 2010 dedicata ai trend del futuro, che:
Nel 2020 il lavoro sarà quasi completamente terziarizzato. Nella società dei servizi, l’affidabilità delle prestazioni e la loro qualità costituiranno il primo vantaggio competitivo, l’etica dei professionisti costituirà il loro più alto merito. Come la società industriale è stata assai più onesta e meno violenta di quella rurale, così la società postindustriale sarà assai più onesta e meno violenta di quella industriale. Dunque, se vorremo avere successo, ci toccherà essere dei galantuomini.
Non esattamente. E’ una curiosa coincidenza (o forse no, perché è il tempo di discutere di questi temi), ma proprio in questi giorni stiamo decidendo il titolo del nuovo libro scritto a quattro mani con Sergio Bologna, che vedrà la pubblicazione per i tipi di Feltrinelli e che nel suo cuore più nero affronterà proprio la questione della decostruzione dei valori delle professioni liberali e l’ingresso in un’epoca in cui ci sarà richiesto vendere le professioni indipendenti seguendo committment ed etica come mercenari. Non è la galanteria, come dice De Masi, quanto necessario per stare a galla, ma l’etica. I galantuomini e le buone maniere le hanno soffocate da tempo le vecchie guardie del professionalismo, arroccate a un potere marciscente, a lobby, caste, regole confessionali e ‘ndrine del lavoro.
Nella terziarizzazione del lavoro, il singolo può riscattarsi soltanto con regole proprie, trasparenti e pubbliche, messe davanti ai suoi committenti come biglietto da visita, non con l’onestà definita dalla convenienza altrui, dagli Ordini, dai lavoratori dipendenti, dal sindacato, da una legislazione fottutamente discriminante nei confronti del mondo freelance.