Marcel Mauss non donava i suoi saggi agli editori!

Di seguito vi lascio copia di uno speech tenuto all’Università Statale di Milano il 6 ottobre 2010 in occasione della conferenza “Anche gli intellettuali lavorano. C’è futuro per il lavoro cognitivo nella città del fare?“, organizzato da Giannino Malossi e dal team di Alfabeta2 per l’uscita del secondo numero. Perdonate il ritardo nella pubblicazione, ma ho appena riaperto bottega :-)

Lavorare scrivendo. Marcel Mauss non donava i suoi saggi agli editori!

Sono un lavoratore professionale autonomo che svolge attività di tipo intellettuale. Mi sono proprio ficcato in un bel guaio, direte. Anzi due.

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Del lavorare gratis

Negli ultimi anni il tema della gratuità e la ridondanza delle questioni legate all’economia del dono [alle quali, per fortuna, sono rimasto del tutto immune, avendo letto chi ha sminuzzato Mauss senza troppo clamore (Cfr. il paragrafo “Donare il tempo ha un costo individuale” di questa pagina)] sembrano avere dominato tra i blogger. Nessuno però ha mai osato innestare il dibattito in  questioni di lavoro: l’esposizione personale evidentemente è troppo alta.

Vi segnalo uno spunto di riflessione molto interessante (“Giving It Away: The Impact of Free Labor“) pubblicato su Web Worker Daily sul free labour online. L’autore, dopo avere avuto notizia di collaboratori non pagati che accettano di mandare pezzi a note riviste soltanto per far apparire la propria firma, si chiede:

When you do choose to do something for free, does it weaken the revenue-generating powers of the industry as a whole?

Senza ipocrisie, dichiara apertamente di scrivere gratis per alcuni editori. Rispettando, però, questa unica regola:

I try to limit the work I do for free to clearly defined categories. That is, I will work for free in segments where I don’t think enough capital exists to support an ecosystem of paid professionals.

Ovviamente, si dice, è una logica facilmente attaccabile che può addirittura essere ribaltata:

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