Della delocalizzazione si parla sempre male (chi ha il coraggio di usare la parola “opportunità” alzi la mano). È causa di posti di lavoro persi e della chiusura di aziende storiche dell’Industria italiana. Tutto vero, ma perché questo succede? Le ragioni del fenomeno si riportano a una generica globalizzazione della produzione, ma credo sia venuto il momento di capire meglio..
Assocameraestero ha sfornato oggi alcuni dati sui costi per la manodopera, l’elettricità e i prodotti petroliferi nei 48 Paesi dove sono presenti le nostre Camere di Commercio Italiane all’Estero. Il valore che mi fa più impressione è il costo dell’operaio cinese. Uno italiano costa 6,5 volte di più!
Il risultato generale dell’indagine, in estrema sintesi, è questo:
Costo medio del Lavoro (su base mensile) | |
Operaio specializzato | Quadro |
Cina: 245 euro Ecuador o Paraguay: 250 euro Bulgaria: 350 euro Tunisia o Marocco: 360 euro Romania: 400 euro Spagna: 1.200 euro Italia: 1.600 euro Usa: 3.500 euro |
Bulgaria: 400 euro Cina: 443 euro Repubblica Slovacca: 800 euro Romania: 900 euro Italia: 3.500 euro Germania: 4.000 euro Francia: 3.900 euro |
Elettricità (utenza commerciale) | Prodotti petroliferi |
Venezuela: massimo 0,019 euro/Kw/h Bulgaria: 0,028 – 0,074 euro/Kw/h Olanda: 0,070 euro/Kw/h Spagna: 0,087 euro/Kw/h Brasile: 0,1 euro/Kw/h Slovacchia: 0,11 euro/Kw/h Regno Unito: 0,12 euro/Kw/h Germania :0,17 euro/Kw/h Romania: 0,24 euro/Kw/h Italia: 0,3 euro/Kw/h Usa: 0,38 euro/Kw/h |
Più bassi Israele: 0,13 euro/litro (gasolio) Russia: 0,35 euro/litro (gasolio) Venezuela: 0,034 euro/litro (benzina) Italia (costo medio) Gasolio: 1,18 euro/litro Benzina: 1,31 euro/litroPiù alti Turchia: 1,7 euro/litro (benzina) Regno Unito: 1,45 euro/litro (gasolio) |
Io proporrei una nuova legge. Impostare nuovi dazi in dogana, inversamente proporzionali al costo del lavoro nel paese di origine delle merci. Più basso è il costo del lavoro nel paese di origine, maggiore sarà il dazio che l’importatore dovrà pagare all’atto in cui importa i prodotti stranieri dall’estero. Questo maggiore dazio pagato, in parte andrà nelle casse dell’INPS, a sostegno dei disoccupati italiani. Questo consentirà di riequilibrare la concorrenza fattaci dai paesi in via di sviluppo. Solo in questo modo, le imprese italiane ed estere potranno competere sul piano della qualità, in maniera corretta e leale.
@Fabrizio, idea peregrina ma da una giusta idea di come dovrebbe essere. Sono daccordo per il dazio, perlomeno un mezzo per controbilanciare sicuramente una concorrenza sleale.. altro che mercato libero!
Oppure.. visto che le maggiori brand producono proprio in quei paesi,non sarebbe giusto vendere quei prodotti con il loro giusto prezzo di costo, nel quale anche le spese di produzione hanno minore impatto. Sembra che il consumatore DISOCCUPATO paghi 4 volte.
Purtroppo accanto alle aziende che producono in cina ed utilizzano personale cinese, ci sono anche quelle che vanno per l’est europa. Caso eclatante, per esempio l’ACI, intendo l’automobil Club Italiano, per un certo periodo affidava i soccorsi stradali a un call center rumeno, mi sembra. Testimone io, comunque grandi patrocchi tra l’altro.
Qualcuno tra l’altro fa notare bene che le aziende che investono sul territorio italiano sono molto ma molto più controllate, anche fiscalmente. La questione sicuramente sarebbe applicare una tassazione più alta per quelle aziende italiane che assumono lavoratori all’estero e agevolare la media azienda italiana.
Date tempo al tempo e anche in Cina e negli altri paesi la mano d’opera costera’ molto di piu’ e allora si che la loro economia avra’ una brusca frenata e la qualita’ dei prodotti italiani prevarra’!
Bisogna avere fiducia!
:)
Strano che il costo dei prodotti petroliferi non sia piu’ basso nel Golfo Arabo (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iran etc.)