Zitto zitto, il ministro Damiano non si ferma. In questi anni ha dimostrato di usare una regola generale, ripetuta più volte. In pochi se ne sono accorti e ne hanno scritto, ma a lungo andare (è un peccato, per questo, che la sua azione si sia fermata a Ceppaloni), avrebbe creato un modus operandi chiaro, diciamo una filosofia politica legata alla regolarità del lavoro in Italia. Un imprinting di sinistra (meglio, dell’attuale ministro), se mi passate l’interpretazione.
L’azione di Governo, in due tempi. Primo: apri una “finestra”, stabilendo regole di condono o parziale parificazione delle irregolarità e poi chiudi. In alternativa, metti in chiaro con una circolare che certe cose non si possono fare. Secondo: riapri subito la porta e manda fuori gli ispettori a pescare tutti quelli che non hanno approfittato o capito bene [e che non potranno lamentarsi di non sapere o avere altra scelta rispetto al lavoro nero o irregolare]. E’ successo con la circolare 2006 per i call center (falsi Co.co.pro), per l’emersione degli irregolari (proprogata) e per il condono retributivo e parificazione dei falsi collaboratori indicato nella Finanziaria 2007. Oggi l’azione si allarga.
Con la Circolare 4/2008 (file .PDF) il Ministero replica la strategia e questa volta il contrasto ai falsi Co.co.pro passa dai call center ad altri settori. Semplificando: si dimostri che esistono progetti per i letturisti di contatori del gas, per piloti e istruttori di volo e di guida, per terminalisti, baristi, addetti alle pulizie, parrucchieri ecc. Non c’è progetto? Dunque assumi a tempo indeterminato, caro furbetto. Il dettaglio è spiegato bene in questo articolo del Sole 24 Ore “Un freno ai lavori a progetto” (file .PDF) e nel servizio disponibile qui.
Se ci pensate, questo è un modo di fare politica ben diverso da quello di destra, abituato a condonare pur di portare all’incasso [Tremonti docet], e deregolamentando per lasciare libertà di manovra. Oltre a questo è un modo per fare chiarezza sulla differenza tra lavoro autonomo e subordinato, un passo avanti che fa bene a entrambe le posizioni, e una scelta di campo importante contro il lavoro irregolare.
Nei principi di fondo nulla da dire.
Nella sostanza, è una visione un po troppo spostata verso il mondo del lavoro dipendente.