Rappresentare il terziario avanzato

E’ la sfida dei prossimi anni, non c’è dubbio. Il sistema fordista scricchiola anche nelle grandi imprese, in alcuni contesti è ampiamente superato. I sindacati non sanno che pesci pigliare per acciuffare questo settore produttivo fatto da microimprese [su 400mila imprese dell’area milanese il 92% ha meno di 9 addetti] e da singoli lavoratori autonomi. Avete mai sentito in bocca a un sindacalista la parola “Web Designer”? Non è un caso che Cgil, Cisl e Uil stiano perdendo iscritti nel mondo delle Tlc…

Una riprova di questa distanza si ha nell’articolo di oggi pubblicato sul Sole 24 Ore “L’affanno del capitalismo molecolare“. Afferma Onorio Rosati, segretario della Camera del Lavoro di Milano: “Non riusciamo più a intercettare una platea troppo varia: un’empasse superabile con la riforma della contrattazione“.  Come fare? Dice Rosati: 1) irrobustire la contrattazione integrativa là dove la Cgil è presente; 2) entrare nelle imprese dove la Cgil non c’è; 3) alleggerire il rapporto fisco-salario.

A me pare non abbia capito nulla di quelle imprese (il 43% in Italia) fatte da una media di 2,7 persone. Le molecole più piccole (autonomi, precari, atipici e via discorrendo) hanno bisogno di strumenti di finanziamento, assistenza per periodi di difficoltà, formazione (o “crediti” per questa attività svolta sempre in autonomia!), agevolazioni fiscali per controbilanciare il rischio maggiore, rappresentanza [vera] sui temi previdenziali, servizi di supporto alla famiglia, legislazioni che non li equiparino più ai lavoratori subordinati.

Il sindacato tradizionale non è in grado di fare questo oggi.