Il Governo non è un sindacato

Oggi Repubblica.it apre con un articolo di Luisa Grion dal titolo “Ecco le buste paga di gennaio il caro Inps riduce gli sgravi” che mostra come la manovra finanziaria sia andata a beneficio delle classi medio-basse e non di quelle basse. Si illustra come il rincaro Inps possa fare brutti scherzi ai lavoratori dipendenti a fine anno (= conguaglio) e vanificare parte dei vantaggi fiscali maturati durante l’anno.

La chiave di lettura è quanti tramezzini si possano comprare in più oggi e come a fine anno il governo tolga letteralmente il pane di bocca.. A parte il fatto che non mi è chiaro se in questi calcoli sia incluso qualche beneficio dovuto alla riduzione del cuneo fiscale, devo dire che è una scelta giornalistica discutibile perché parzialmente fuori fuoco.

Certamente molto interessante da rappresentare graficamente (cfr. qui 1234), ma viziata a mio avviso da una certa cultura di destra. Se ricordate, il precedente governo puntava esattamante alla comunicazione relativa all’aumento delle buste paga dovuta alle minori tasse (per tutti) come una conquista del potere politico. Come se il governo fosse cioè il sindacato di tutti. Per fortuna non è così perché esiste anche la concertazione, cosa che nella precedente legislatura si è troppo spesso dimenticato.

L’allineamento delle retribuzioni al costo della vita è infatti una trattativa che avviene tra le parti sociali (o a livello di singole imprese o a livello individuale, in ultima istanza), mentre è prerogativa del governo fare in modo che il carovita in generale non salga, che siano mantenuti in ordine i conti pubblici [detto tra parentesi, perché questo riguarda anche gli autonomi, esclusi dal focus di Repubblica] e si attuino politiche di equità e solidarietà. Al massimo un governo può facilitare la concertazione facendo confluire come nel 1993 le diverse istanze in un patto di stabilità sui rinnovi dei contratti e sulle regole per rivalutare il costo del lavoro.

Credo che una lettura generale di una manovra sull’Irpef non possa prescindere però dalla visione generale di ogni singolo governo sulla politica dei redditi e i meccanismi redistributivi. Si legga a questo proposito l’analisi fatta in questi giorni da La Voce.info che considera l’impatto sulla ridistribuzione generale della ricchezza e sulla diseguaglianza dei redditi familiari, una chiave più utile per capire le differenze tra le diverse azioni di governo e meno legata al singolo bar dietro all’angolo.

Ultima modifica: 2007-01-27T12:13:09+01:00 Autore: Dario Banfi

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