Della serie quando la multinazionale fa lo scaricabarile sulle Partita IVA.
Storia di ordinaria pochezza professionale, alla quale non riesco ancora ad abituarmi, e che costantemente denuncio su queste pagine. Vi racconto l’ultima. La vicenda è semplice e si comprende a partire da questo schema di base.
(a) CLIENTE -> (b) SOCIETA’ FORNITRICE -> (c) CONSULENTE
Oggi molte imprese per le quali lavorano le partite IVA, gli indipendenti e i liberi professionisti rivendono servizi a terzi. Nell’ambito della comunicazione questo è cosa semplice da capire. A chiede a B una campagna pubblicitaria, B chiede consulenza a una partita IVA (C) e poi fa mark-up sul suo lavoro. Lo stesso accade in altri ambiti, dalla logistica alla ricerca e sviluppo, dal commerciale al marketing, all’organizzazione aziendale.
Al momento del pagamento delle prestazioni che cosa accade spesso? Beh, leggete:
Si paga il fornitore (che non è un’impresa, ma un lavoratore individuale!!) soltanto se e quando il cliente salda le fatture. Nella catena del valore il rischio d’impresa è spostato così verso il basso. Questa formula del “ti pago se mi pagano” determina una dinamica non controllabile, che dipende dalle terze parti e non più dal committente diretto. E’ del tutto evidente che si tratta di una pratica illegale [basta dare una rapida lettura al Codice Civile, senza complicare troppo la vicenda], ma la Partita IVA – senza possibilità di dire alcunché – deve attendere fiduciosa.
In alcuni casi oltre al danno (ritardi nei pagamenti e sospensione della certezza) c’è pure la beffa. Il caso citato qui sopra è di un’impresa che ogni fine anno non sa dove mettere gli utili e si ritrova così in garage tre Porsche intestate all’azienda che l’amministratore delegato usa a turno, quando ne ha voglia. Intanto continua a mettere in calce agli ordini di pagamento tale specifica.
Mi chiedo: perché le società [in Italia] si comportano così con i fornitori più deboli? Non c’è più nessuno con i coglioni, capace di prendersi questo benedetto rischio d’impresa sul lavoro commissionato?
I casi sono due, con un cliente così:
a) lo mandi (gentilmente) a ca@@re,
b) (potendo) consegna del lavoro previo pagamento di (almeno) metà dell’importo in fattura. Se va bene, se hai coraggio, consegna previo pagamento dell’INTERO importo in fattura.
Se non accetta, torni all’opzione a)
(sono cattivissima, lo so)
Ciao Ippe, benvenuta tra i lettori di questo blog!!! (Ho visto che fai la traduttirce, e se ti interessa ho inserito proprio un “quiz linguistico” nel post di oggi.. ).
Grazie del consiglio. Ho in realtà già provato non funziona, avevo strappato al massimo un pagamanto 60 giorni data fattura, poi senza preavviso lo hanno modificato in 90. E’ nel DNA di certe imprese.. non si riesce a modificare.. L’opzione a) è forse l’unica possibile.
a me è sempre andata meglio…fino ad oggi (corna). L’azienda per cui lavoravo come free lance mi pagava a fine mese le giornate che fatturavo. La cosa che mi ha sempre dato fastidio è il “mark up” spaventoso sulla mia tariffa: 120%.
Ora sto trattando con un cliente che mi vuole pagare a 90 gg data fattura…
bah….
caro Dario,
devo dire che in 6 anni di esperienza NON SONO MAI STATO PAGATO IN FORMA DIVERSA DA QUELLA DELLE RIMESSE DEL COMMITTENTE.
Ho lavorato per circa 20 enti diversi (www.giuliomarini.net/bio) e sono passato dal virtuosismo del pagamento immediato a lavoro finito (zero giorni), a casi di pagamento a 18 mesi (M E S I ! ! !), previa minaccia di ingiunzione. [e poi ebbero il coraggio di dire: “ci siamo rimasti un po’ male… facciamo lo stesso un altro progetto?”]
ultimamente infine abbiamo ritoccato il record di ciò che, come giustamente ci ricordavi, è già di per sé illegale: mi hanno detto che mi avrebbero fatto un contratto da retrodatare perché il lavoro era finito e il committente stava per pagare… quindi: non più ti pago quando avrò i soldi, ma TI FACCIO IL CONTRATTO E STIPULIAMO IL QUANTUM DOPO CHE IL LAVORO E’ CONSEGNATO.
è evidente che questo caso è estremamente particolare, per tanti motivi. lo accettai (sbagliando, è chiaro ex post) perché sembrava che mi avrebbero fatto un contratto non a progetto ma forfettario, che poi ho atteso per 12 mesi (durante i quali mi occupavo di cose più serie…)
i miei aneddoti sono sempre stati parossistici, pirandelliani, ma qui siamo agli albori di una nuova epoca di capitalismo (im)personale?
giulio marini
http://www.giuliomarini.net
@ Giulio – Niente male come caso di studio! Da anni vorrei classificare scientificamente le irregolarità di a) pagamenti; b) rimborsi spese; c) contratti per lavoratori autonomi. Sarebbe un vademecum degli orrori.
@ Anna – Su questa cosa del mark up ci sto ragiondando da tempo perché mi chiedo: se la professionalità venduta è la mia, come è possibile che valga X per A e X + 120% per B? Quando arriva il momento di disintermediare? Quali vantaggi o svantaggi ci potrebbero essere? E’ un bel tema, no? Sarebbe interessante anche in questo caso raccontare storie pubbliche, che siano utili per i lavoratori autonomi, sempre da soli di fronte a queste problematiche..