Qualche dettaglio e un breve resoconto sull’evento dell’altroieri. Oltre al clamoroso no show di Pietro Ichino [gli organizzatori l’hanno contattato male? ha preferito il piatto più ricco e il parterre pagato da GI Group?], mi ha stupito la scarsa preparazione dei nostri politici. La discussione è andata verso una direzione imprevista: hanno parzialmente gettato le armi, evitando di entrare nel merito dei temi, e giocando la carta della disponibilità all’ascolto, che non fa mai male in campagna elettorale. In realtà infatti, leggendo quelle parti dei programmi elettorali che interessano i lavoratori professionali autonomi, c’è ben poco sul piatto. Viene voglia di asternersi, se non fosse che il voto riguarda l’intero Paese e non soltanto la condizione individuale o di categoria.
La tavola rotonda
Dopo una mia breve introduzione e la precisa esposizione delle richieste di ACTA alla politica da parte di Anna Soru è stata la volta di Giorgio Benvenuto, del Partito Democratico, secondo il quale i temi sollevati non sono soltanto “da campagna elettorale”. Ci si trova di fronte a lavoratori sans-papiers che stanno a metà tra gli artigiani e gli ordini professionali: va riconoisciuta l’emergenza, anche sotto il profilo del numero di soggetti interessati, che potrebbe arrivare a un milione di unità.