Tinculpop e fisarmoniche

È fin troppo chiaro, anche a un disaffezionato telespettatore come me, come anche quest’anno il Festival di Sanremo ci abbia consegnato un prodotto televisivo come surrogato della cultura popolare. Non è una novità recente, direte, ma il risultato parla forse ancora più chiaro rispetto al passato. Il premio che fu di Celentano, Modugno o dei Pooh oggi è assegnato a un artefatto della televisione.

Francesco Alberoni proprio oggi si chiede dalle colonne del Corriere della Sera, in uno spazio in cui anni fa scrivevano Pier Paolo Pasolini, Eugenio Montale, Dino Buzzati, come mai i giovani siano orfani di una vera cultura popolare e si affezionino alle formule più deteriori di sottocultura oggi abbondantemente trainata anche da Internet. Per rimediare il sociologo suggerisce con una petizione personale di proibire agli adolescenti la visione dei canali peggio assortiti (a suo dire) per brevi periodi. Un po’ come il bue che dà del cornuto all’asino.

Ho associato le due vicende perché proprio mentre si consumava il rito pagano della canzone italiana ho scoperto un gruppo molto interessante, che parla di lavoro nelle sue canzoni. Guarda a caso l’ho intercettato usando proprio You Tube. (Scriverò ad Alberoni).

È la Banda Putiferio, che in questo video ripercorre la strada degli YoYo Mundi, attualizzando con melodie che ricordano anche i Mercanti di Liquore i temi del lavoro. Come non associare questa cultura, oggi viva, ricordiamolo, alla migliore tradizione che espresse per esempio Fabrizio De André con Storia di un impiegato? Se proprio una petizione va sottoscritta, credo sia quella di reintrodurre l’insegnamento della fisarmonica nelle scuole primarie.