Bidoni e portafogli

Ieri alla presentazione dei dati sulle professioni creative [vedi post successivo, tra breve] mi è capitato di sentirmi quasi “a casa”, tra figure che lavorano e pensano al mercato così come lo affronto io. In particolare c’è un aspetto che mi conforta, ed è la visione dell’attività professionale come a un insieme di opportunità “a portafoglio”. Mi spiego, usando la bella metafora di Gianni Lombardi, del Capitolo Freelance di ADCI.

Un lavoratore dipendente vive e lavora per la propria azienda. Sta in una botte di ferro, ma quando questa incomincia ad arruginire sono guai. E se arruginisce in fretta, ci si trova in poco tempo senza nulla. Unica carta in mano, bruciata, fa perdere l’intera partita. Per un freelance, lavoratore indipendente e autonomo, esiste invece un insieme di clienti. Perso uno, non significa necessariamente perderli tutti insieme. Sì, ci saranno annate migliori e periodi di bassa, ma uno stop completo è difficile che accada. Certo poi i rischi sono alti, è faticoso rimettere in gioco sempre idee per rilanciare i propri servizi e capitano bidoni anche ai freelance, ma la ruggine riusciamo a togliercela di dosso piuttosto in fretta.

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Malelingue

Rischia il posto di lavoro chi parla male dell’azienda. Lo dice la Cassazione. Articoli su La Stampa, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Giornale ecc.

Nessuno che abbia ricordato come siano a rischio di conseguenza il 100% dei lavoratori dipendenti ;-)

P.S. Se siete lavoratori autonomi, invece, nessun problema a pensare male di ciò che fate. Anche se ci beccate.