La giornata del lavoro dignitoso

WDDWNon basta avere un lavoro: deve essere dignitoso. Non lo dico io – anche se sottoscrivo in pieno questo concetto – ma la nostra Costituzione. Lo sostengono da anni l’ILO ed Eurofond, secondo i quali questo valore sostiene la coesione sociale, lo sviluppo economico, la lotta alla povertà. Lo ribadiscono tutte le organizzazioni internazionali del lavoro, non soltanto quelle sindacali. Oggi si festeggia questo diritto. L’UNI, il sindacato globale dei servizi che raggruppa 900 sindacati da tutto il mondo, composta dall’International Trade Union Confederation, dal Global Progressive Forum, da Social Alert e Solidar, ha promosso insieme a Eurofond, la Giornata Mondiale del Lavoro Dignitoso.

Lo scopo è di sensibilizzare cittadini, imprenditori, politici e istituzioni e aumentare la consapevolezza sul valore del lavoro dignitoso (decent work), punto cardine della lotta al sommerso e al lavoro irregolare, ma non solo. Comprende anche la questione dei salari, della continuità lavorativa (precarietà) e soprattutto della salute.

Ma che cosa significa “lavoro dignitoso” in concreto?

Facciamo un esperimento, se vi va. Io elenco ciò che a me sembra fondamentale. Se poi avete voglia di aggiungere altri elementi, fate pure, i commenti sono liberi.

Un lavoro dignitoso:

– non mette in pericolo la tua vita;
– non ti discrimina per razza, sesso, età, religione e convinzioni politiche;
– non impiega minori;
– è regolarizzato da un contratto;
– ti offre una retribuzione congua con l’attività svolta, il tempo impiegato e il costo della vita nel Paese in cui vivi;
– non lede i tuoi diritti fondamentali individuali;
– non crea sperequazioni nel trattamento verso prestazioni sociali;

– non ti ostacola se desideri dare continuità al tuo reddito;
– è pagato secondo tempi ragionevoli;
– è pagato secondo le normative vigenti in ogni Paese e comprende tutti gli oneri previsti per i rapporti di lavoro;
– valorizza le tue competenze o ti forma verso nuove e più adeguate allo svolgimento delle tue mansioni;
– ti consente di crescere una famiglia;
– non è fonte di stress, disagio e malattie, anche psicologiche…

… voi dite che tutto questo è cosa superata, già assimilata dalla nostra società? Non corriamo dunque alcun pericolo?

P.S. Ho controllato la rassegna stampa di oggi in Italia. Non c’è un solo articolo dedicato a questa ricorrenza! Per fortuna almeno Napolitano ne parla…

Ripartire dalla dignità del lavoro

La questione lavavetri è all’ordine del giorno e così pure il tema della sicurezza, che verrà inevitabilmente associata – ci si può scommettere – a extracomunitari, lavoro nero e permessi di soggiorno.

Recentemente il Parlamento Europeo ha pubblicato una risoluzione sulla promozione del “lavoro dignitoso” (in formato PDF quipassata decisamente inosservata dalle nostre parti. Non riguarda soltanto quello che nell’immaginario cade sotto la voce “sfruttamento” (del lavoro minorile, degli extracomunitari ecc.) ma il lavoro tout court.

Si legge nella Risoluzione: “Gli sforzi per promuovere il lavoro dignitoso dovrebbero includere i lavoratori dell’economia formale e informale, come pure i lavoratori del settore agricolo, i lavoratori autonomi, i lavoratori a tempo parziale, i lavoratori temporanei e i lavoratori a domicilio”.

E ancora: “È necessario migliorare la trasparenza dei mercati del lavoro, in modo che tutti i tipi di lavoro (a tempo determinato o indeterminato, a tempo pieno o parziale, retribuito su base oraria) siano ufficiali e congruamente retribuiti e rispettino pienamente i diritti dei lavoratori, le norme fondamentali del lavoro, il dialogo sociale, la protezione sociale (compresa la salute e la sicurezza sul lavoro) e la parità tra donne e uomini”.

Il dibattito sul Welfare, ce lo dice l’Europa, dovrebbe ripartire da qui, dalla dignità [da un nuovo Statuto?] del lavoro.