Interessante e sempre piacevole da leggere è ancora una volta il numero appena pubblicato e che mi è arrivato qualche giorno fa (distribuito gratuitamente, tra l’altro, per chi fosse interessato) di “Dimensione Lavoro”, prodotto da AFI-IPL, l’Istituto per la promozione dei lavoratori dell’Alto-Adige.
Nel contesto di una serie di articoli (qui in .PDF) dedicati al “benessere” – dove si articola bene l’idea che vada ampliato il concetto di “lavoro retribuito” come forma principe di attibuzione di valore per i soggetti sociali (secondo una sorta di omologia argomentativa, ma in piccolo, con chi oggi critica la centralità di indicatori economici come il PIL per misurare il benessere sociale) – si legge il bell’articolo di Andreas Brucculeri “Le molteplici sfaccettature della qualità del lavoro“.
Ineccepibile la letteratura citata. Il cuore dell’argomentazione: la percezione del benessere e di conseguenza i sistemi di rewarding dovrebbero essere molto più ampi di quanto sbrigativamente avviene con l’identificazione tra impegno lavorativo e corrispettivo in termini di reddito.
Ci sono altri fattori da porre sul piatto della bilancia: “le opportunità di qualificazione e di crescita; la possibilità di mettere in campo la propria creatività; le possibilità di avanzamento; le possibilità di influire sui processi lavorativi e di contribuire a configurarli; il flusso di informazioni; la gestione manageriale; il contesto sociale; l’utilità, l’orario, l’intensità del lavoro; gli aspetti emozionali e gli stress fisici; la certezza del posto“.
Tutto questo è rappresentato nello schema:
Fonte: Dimensione Lavoro, n. 2/2009
Come si può intuire è una schematizzazione focalizzata sul mondo del lavoro dipendente. Difficile incasellare la condizione di un freelance nel secondo riquadro che parla di “posto di lavoro”. Ho allora immaginato uno schema diverso, più ampio, che andasse bene anche per i lavoratori indipendenti. Che ne dite?
che anche te sei tornato alla carta e penna :)
ottima segnalazione, grazie.
aggiungerei una casellina per il costo di cui l’azienda, il datore, si libera, e che il freelance si sobbarca: ufficio, telefono, adsl, carta e penna, benza, alberghi, pasti eccetera. costi d’impresa dirai: non se decidi di fare un reportage, che so, a perugia, e vivi a bologna: cerca di far capire al direttore che ti dovrebbe rimborsare non dico le ore spese viaggiando, ma almeno il biglietto del treno, poi vedi. magari va sotto “compenso equo”, ma quando devi discuterlo mica è così chiaro, e forse le cose van tenute divise.
Sì, certo. Se ti interessa scrissi tempo fa qualche post sull’argomento qui suddivisi in dettaglio. La questione spese è un tema a me piuttosto caro..