Che direste di uno che fonda un partito politico per le Comunali di Milano e dichiara al Corriere della Sera:
- che il programma resterà top secret per un po’ perché non vogliono che “i concorrenti facciano copia e incolla“;
- che ha fatto bene i calcoli e per una poltrona bastano 10.000 voti;
- che ha sentito quelli pro Moratti e pro Pisapia (e del tutto snobbato l’unica vera forza in Italia che rappresenta le partite IVA, ovvero ACTA) e poi ha deciso di andare da solo;
- che ha presentato il logo del partito, ma non le facce di chi sta dietro;
- che si presenta a tutela delle Partite IVA quando le questioni di Fisco e Previdenza sono notoriamente appannaggio di Stato e Regioni e quasi per nulla questione legate alle Amministrazioni locali?
Io qualche dubbio sull’affidabilità di questi soggetti usciti dal nulla lo nutro, occupandomi da lungo tempo di questioni legate al lavoro autonomo di seconda generazione. Staremo a vedere.
Ultima modifica: 2011-02-14T11:42:16+01:00 Autore:
(innanzitutto bentornato!)
..direi che si riconferma ulteriormente quell’approccio per cui un (qualsiasi) programma politico viene percepito come appannaggio solo di “chi riesce a capirlo”, in buona o mala fede che sia. Questa è la negazione della democrazia alla sua radice, ovvero il rispetto del “demos”..