Puntata ieri di “Così stanno le cose” (La7) dedicata ai lavoratori senza tredicesima, con approfondimento sulle partite IVA. Per l’intero corso del programma la conduttrice ha cercato di fare passare il messaggio che le partite IVA fossero in prevalenza lavoratori dipendenti mascherati. Per l’intero corso della puntata tutti i suoi ospiti e gli interventi di Adele Olivieri, Salvo Barrano e Giulio Marini, hanno invece dichiarato esattamente il contrario. Persino la sindacalista di Nidil CGIL.
Ma è così difficile raffigurare una realtà che cambia e il mondo del lavoro professionale autonomo senza ricadere nello stereotipo del “mancato dipendente” o del “precario”?
Ultima modifica: 2009-12-23T11:22:07+01:00 Autore:
Caro Dario, sono perfettamente d’accordo con le tue osservazioni. Ho insistito più volte nel corso dell’intervista sul fatto che il tema non è partita IVA si/partitaIVA no. Il problema è semmai che, per il solo fatto di avere ua posizione IVA (spesso unica via per stare nel mercato), si viene discriminati dal Fisco, dalla Previdenza, dai Sindacati, etc. La condizione delle centinaia di migliaia di lavoratori a partita IVA, soprattutto di quelli contrattualmente deboli (professionisti non riconosciuti) e dei parasubordinati non si risolve con la formula magica “posto fisso per tutti”. Che è un’illusione alimentata artificialmente da chi si ostina a non voler fare i conti con la realtà.
Si risolve riconoscendo a queste persone lo status di lavoratori e professionisti. In poche parole dando loro riconoscimento, rappresentanza e tutele.
Chi riesce a spiagarlo a giornalisti e autori televisivi?
Grazie Dario, sei sempre attento e non ti sfugge nulla!
Prima o poi, a forza di far notare l’oggettiva evidenza, qualcosa dovrà cambiare. E lentamente qualcosina cambia anche dentro i sindacati.