L’idea di dare un bollino rosa alle imprese che non discriminano le donne (in ambito retributivo o nei percorsi di carriera), come annunciato oggi da Cesare Damiano, non mi trova assolutamante d’accordo. La cultura d’impresa non si appiccica a un vetro.
Se sono veri questi dati presentati oggi dal Ministro (e sono certo che lo siano)..
- le donne, pur avendo in media un titolo di studio più elevato, ricoprono meno professioni prestigiose e svolgono professioni senza qualifica più degli uomini: una su cinque fa un lavoro che richiede una formazione inferiore a quella maturata;
- le retribuzioni delle donne sono significativamente inferiori a quelle dei colleghi uomini;
- la nascita di un figlio toglie più di una donna su dieci dal mondo del lavoro: il 40% delle donne che non lavora, lo fa per prendersi cura dei figli;
- il 35% delle donne inattive è scoraggiata dall’assenza di opportunità lavorative;
- soltanto l’1,2% delle donne arriva ad avere 40 anni di contributi, il 9% arriva a una contribuzione fra i 35 e i 40 anni e ben il 52% è al di sotto dei 20 anni di contribuzione.
..che cosa c’entrano Bollini e Libri Bianchi? Capisco l’approccio da ex Fiom, equilibrato e fatto di step condivisi, ma una sana doccia fredda al maschilismo dirigenziale forse sarebbe più utile. Il punto nevralgico non è soltanto quello alla base della piramide. C’è anche il vertice. Anche e soprattutto lì devono arrivare le donne perché si smuova l’intero sistema dei valori.
Suggerisco al Ministro: gli sgravi per le assunzioni di donne al Sud (o in ognidove) siano concessi soltanto alle imprese che hanno donne nei Cda aziendali..