Paesaggi scolpiti dal lavoro

Manufactured LandscapesÈ un periodo in cui l’ambiente sta ritornando in prima pagina su molti giornali, complice il fatto che notizie catastrofiste e un Oscar ad Al Gore per An Inconvenient Truth sul clima hanno riavvicinato politica e ambientalismo. Personalmente ho trovato, invece, di un gran bello il documentario Manufactured Landscapes di  Jennifer Baichwal, sul lavoro fotografico di Edward Burtynsky, artista che ha girato il mondo e catturato immagini dei paesaggi modificati dall’uomo e dal suo lavoro.

Al centro dei “paesaggi manufatti” c’è la Cina e la massiva introduzione di strutture industriali e architetture che modificano in maniera irreversibile il territorio. Cattedrali del lavoro, imprese in sterminati capannoni, campi infiniti dove anche gli scarti e l’immondizia vanno rilavorati, montagne tagliate a misura, miniere che raccolgono migliaia di lavoratori con divise uguali, processi uguali e ripetitivi che innestano il lavoro umano, il braccio e la mano, nella macchina, in sequanze quasi ipnotiche. Panoramiche ad ampio raggio su ambienti “paesisticamante modificati” che hanno dell’incredibile.

Quella che in Italia siamo soliti chiamare “archeologia industriale”, spesso perché già morta, lì sta venendo alla luce con volumi di gran lunga superiori a quelli ai quali siamo abituati in Europa. Senza contare l’impressionante massa di persone che fanno parte dello stesso paesaggio e che mostrano con forza che cosa sia realmente la manifattura, l’azione della mano e del corpo nella realizzazione di un prodotto fatto in serie. Per società come la nostra che hanno spostato il valore del lavoro dai prodotti alle informazioni è un documentario shockante, che riporta di una tacca indietro l’evoluzione economica a cui siamo inconsapevolmente abituati.

Avevo già visto qualcosa di simile, ma soltanto accennato, nel documentario Surplus – Terrorized Into Being Consumers (2003), di Erick Gandini (in cui c’è uno Steve Ballmer da panico!). Il lavoro filmico della Baichwal è più insistente, più lento e al tempo stesso più denso, più forte.