‘St’amore è una gabbia a matita,
basterebbe cancellare
facci quello che ti pare.
Achille Lauro, Mamacita
Ci sono momenti nella vita in cui vorresti soltanto dimenticare. Con maggiore o minore intensità, ma desideri rimuovere i fatti, le persone, le conseguenze. Togliere i residui scomodi, le interpretazioni o i danni, i brutti ricordi o semplicemente il dolore che provi.
È una necessità, quasi un’urgenza, che provi quando la pressione diventa insopportabile. E finché non eravamo connessi a Internet riguardava soltanto noi e la nostra memoria, le nostre intenzioni o il nostro inconscio. Oggi il lato oscuro, silenzioso, che lavora nella rimozione dei fatti e delle loro interpretazioni, non lavora più soltanto sul sostrato immateriale che chiamiamo coscienza, ma deve confrontarsi con un nuovo mondo, quello digitale.
A volte ti trovi a dover cancellare per liberare spazio, per respirare. Altre perché lo vuoi. Perché hai deciso di non rivedere mai più il tuo passato. Si tratta di scelte consapevoli, più o meno efficaci. In alcuni casi non sei tu a decidere, ma il demone che ti controlla: rimuove per ragioni di sopravvivenza o perché non sei più in grado di sopportare te stesso o accettare la rappresentazione che altri si sono fatti di te.
Cancelli qualcosa perché hai deciso di distruggerla,
di non rivederla mai più.
Cancelli qualcosa perché hai bisogno di liberare spazio,
perché non la vuoi più.
Ormai non ha più valore.
Elliot Alderson, MrRobot (Terza Serie, VIII episodio)
Come nella scrittura, nella raccolta dei dati o nella loro archiviazione in una memoria di massa o in una memoria vivente esistono tecniche più o meno consapevoli ed efficaci, così accade anche nella cancellazione.
In maniera approssimativa, credo siano queste le modalità più diffuse.