In ritardo, ma vorrei offrire anch’io qualche spunto per celebrare il giorno della memoria. Ieri non ce l’ho fatta. Mentre guidavo verso Cremona mi è venuto in mente Primo Levi. Facile, direte. Sì, ma non per gli scritti dedicati alla Memoria e all’Olocausto (i più noti), ma per l’attenzione che ha sempre dedicato al lavoro come dimensione più personale, quasi intima. Ne sono prova testi come La chiave a stella o poesie come Le pratiche inevase (TXT), un piccolo capolavoro, che vale la pena riportare:
Le pratiche inevase
Signore, a fare data dal mese prossimo
Voglia accettare le mie dimissioni.
E provvedere, se crede, a sostituirmi.
Lascio molto lavoro non compiuto,
Sia per ignavia, sia per difficoltà obiettive.
Dovevo dire qualcosa a qualcuno,
Ma non so più che cosa e a chi: l’ho scordato.
Dovevo anche dare qualcosa,
Una parola saggia, un dono, un bacio;
Ho rimandato da un giorno all’altro. Mi scusi,
Provvederò nel poco tempo che resta.
Ho trascurato, temo, clienti di riguardo.
Dovevo visitare
Città lontane, isole, terre deserte;
Le dovrà depennare dal programma
O affidarle alle cure del successore.
Dovevo piantare alberi e non l’ho fatto;
Costruirmi una casa,
Forse non bella, ma conforme a un disegno.
Principalmente, avevo in animo un libro
Meraviglioso, caro signore,
Che avrebbe rivelato molti segreti,
Alleviato dolori e paure,
Sciolto dubbi, donato a molta gente
Il beneficio del pianto e del riso.
Nel troverà traccia nel mio cassetto,
In fondo, tra le pratiche inevase;
Non ho avuto tempo per svolgerla. E’ peccato,
Sarebbe stata un’opera fondamentale.
Levi ha sempre considerato il lavoro come esercizio di libertà, condizione per assaggiare la vita, iniziativa (anche quando inerme come reazione a condizioni irrevocabili, come la morte). In sintesi, è moto della parte più nobile di sé, quella esistenziale. Ieri sera tornando, ho ripreso in mano alcuni suoi racconti. Uno di questi è Ottima è l’acqua (che lascio, per esteso, in lettura qui) dove si racconta di un ricercatore che, arrivato con fatica ad avere un posto in un laboratorio, scopre che l’acqua sta diventando più viscosa. Un danno enorme, irreversibile per l’umanità. Qualcosa o qualcuno, forse la natura stessa, ha modificato per sempre la sua composizione.
Levi era ingegnere chimico e forse questo l’ha fermato dal dichiarare apertamente che cosa fosse in realtà l'”acqua” di cui ha scritto. Lo ha fatto, invece, anni dopo, David Foster Wallace, in un discorso tenuto in Ohio nel 2005 davanti a giovani diplomandi del Kenyon College, oggi tradotto e pubblicato in Questa è l’acqua (Einaudi, 2009). A chi stava per entrare nel mondo del lavoro, avrebbe avuto la responsabilità del voto o guidato presto un’azienda, o semplicemente avrebbe dovuto ogni giorno fare la spesa al supermercato, magari stando in coda nel traffico, Wallace raccontò questo aneddoto:
Due giovani pesci nuotano insieme. Incontrano un pesce più vecchio che nuota in direzione opposta. “Buongiorno ragazzi, com’è oggi l’acqua?”, fa il vecchio. I due continuano a nuotare per un po’, perplessi. Poi uno dei due dice: “E che diavolo è l’acqua?”.
Idrogeno e ossigeno in combinazione – ha spiegato poi Wallace – sono semplicemente l’ambiente in cui viviamo e respiriamo, la condizione della nostra vita. Quella di ogni giorno, fatta di libertà. Libertà di fare, lavorare, progettare. Libertà e poco altro. Tra questo “poco” c’è la responsabilità.
Letterariamente (infinitamente) distanti, Levi e Wallace hanno saputo bere di questa acqua, testimoniando una infinita voglia di vivere, sebbene entrambi morti per suicidio. Levi fu piuttosto duro, diretto nel suo non dire:
Ora siamo tutti malati: i nostri cuori, pompe miserevoli progettate per l’acqua di un altro tempo, si sfiancano [..] Come i fiumi, anche noi siamo torpidi [..]. Non piangiamo: il liquido lacrimale soggiorna superfluo nei nostri occhi, e non stilla in lagrime ma defluisce come un siero, che toglie dignità e sollievo al nostro pianto. Così è in tutta l’Europa, ormai, e il male ci ha colti di sorpresa presa, prima che lo comprendessimo.
L’Acqua può ancora essere ottima? Nel racconto di Levi c’è una risposta sottointesa: l’anomalia fu scoperta in laboratorio, grazie al lavoro “diligente e idiota”. All’esercizio libero di un mestiere, scelto responsabilmente.
Più in generale, credo allora che si possano prendere anche le parole di Wallace per celebrare il giorno della Memoria:
Il genere di libertà davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina, impegno e la capacità di tenere davvero agli altri e di sacrificarsi costantemente per loro.