13 commenti su “Non seppelliteci”

  1. credo che in realta’ sia la mia (e credo anche tua) generazione che soffre di piu’ in questo momento.
    i cosiddetti “circa 30″… che sono troppo “passatelli” per essere considerati giovani, ma ancora troppo “acerbi” per essere considerati “affidabili”…
    chi ha la fortuna (?) di avere ancora un posto fisso in un’azienda di medie dimensioni, alla nostra eta’, e’ totalmente impantanato, tenuto fermo immobile nelle sue qualifiche da over 50 ormai fuori mercato.
    perche’ si, e’ vero che la crisi e’ piu’ dura e triste per chi ha superato una certa eta’, ma e’ anche vero che:
    – chi oggi ha 40/50 anni, dovrebbe (se ha la testa a posto) essere riuscito a crearsi una certa sicurezza, che gli permetta cmq di prendersi del tempo per trovare un’altro posto
    – chi oggi ha 40/50 anni, spesso e volentieri, e’, a livello formativo, piu’ indietro di un “moderno” ragazzino di 15 anni, e non ha nessuna intenzione di migliorarsi, essendo ormai parte del sedimento inerte di questa nazione.

    l’italia e’ il paese dei “risultati acquisiti”: raggiunta una certa posizione professionale, c’e’ ancora oggi, la quasi certezza dell’impunita’ per la propria inadeguatezza al ruolo.
    e si, parecchi “circa 30” restano al palo, tenuti legati dai 40/50 enni (inadeguati appunto ai ruoli che spesso rivestono) ma con capacita’ decisamente superiori.

    poi certo, e’ pur vero che per un’azienda, “far fuori” l’anziano “costoso” e prendere 3 “circa 30” e’ decisamente conveniente: sia in termini “monetari” sia in termini di capacita’ e di competenze (non riconosciute ovviamente, senno’ i vantaggi “monetari” andrebbero a farsi benedire).

    diciamo che ognuno ha le sue colpe, ma alla fine chi paga e’ sempre il piu’ debole, che sia un “circa 30” o un “40/50 anni”…

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  2. Intanto grazie a Dario per la tua gentile segnalazione… Io sono il cinquantenne webmaster (nonché co fondatore) del sito Oltre i 40. Ho scoperto questo blog analizzando le statistiche degli accessi al sito, e mi ha fatto piacere leggere le parole scritte da Dario (anche se non ho ben capito il “un po in ritardo”). Sono invece rimasto molto contrariato dalle critiche di “Larsen”, al quale ho però intenzione di rispondere sul nostro forum, nel quale ho riportato fedelmente quanto da lui qui scritto.
    Ho preferito così, se non altro per poter aprire un corretto dibattito sul tema, in quanto l’esposizione di Larsen dimostra pregiudizio e scarsa o nulla conoscenza del problema che noi di Oltre i 40 stiamo cercando di combattere!

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  3. Il ritardo è dovuto al fatto che prima mi sono preoccupato di cercare del lavoro (libero professionista e da sempre precario, ultimamente ho avuto solo contratti a progetto ed è da 4 anni che non trovo più nulla perchè il mio curriculum non lo legge più nessuno a causa dell’età), poi, quando ho constatato che non riuscivo neppure più ad andare a fare il metalmeccanico con i turni di notte (per mezzo delle agenzie interinali), mi sono guardato in giro per capire se il problema lo avevo solo io o se c’era qualcun’altro… Così ho conosciuto associazioni che da almeno 6 anni si occupano del problema (che coinvolge ormai più di 1 milione di disoccupate/i) ma che, a mio modesto parere non sono state in grado di affrontare il problema trattandolo per la vera gravità che presenta (troppe persone che a causa di questa situzione arrivano a togliersi la vita …). Così, forte della mia trentennale esperienza in informatica (ed elettronica), mi sono deciso, assieme ad altre persone conosciute sulla via del comune “calvario”, a provare la strada del portale su Internet (che è ben diverso da un semplice blog, credimi…). Per questo è da così poco tempo che quel sito è on line… e se fosse stato per me avrei preferito su internet continuare ad occuparmi di altre cose (come Google Earth e la CyberArcheologia … ed in molti in tutto il mondo su internet sanno che cosa intendo ;-)

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  4. @ Gentile Luca, il tema delle del lavoro in età adulta è noto alle persone che si occupano di lavoro (l’anno scorso in Commissione Lavoro al Senato hanno concluso un’indagine conoscitiva molto importante), il problema è che è meno conosciuto dagli altri. La sensibilizzazione è il primo passo e per questo le iniziative come la vostra, di Lavoro over 40 (Zaffarano), di ATDAL, unBreakfast, della Pr. di Milano, di Progetto Alte Professionalità (ex progetto Quadri) ecc. sono molto più utili sul medio e lungo termine di quanto possiate immaginare. La questione è molto complessa e include riflessioni sulla formazione continua, i percorsi di carriera, il costo del lavoro, il lavoro autonomo (perché alla fine soltanto un over 45 su quattro che ha perso il lavoro rientra, gli altri lavorano poi come consulenti..), l’assistenza ecc.. Non si esaurisce in un post. E’ per questo che segnalo il vosto sito: in bocca al lupo!

    @ Larsen in generale condivido la tua conclusione, sono i deboli che pagano, ma perché esistono condizioni molto sperequate tra in e out, tra dipendenti e autonomi, tra giovani con forti skill e conoscenze e adulti abbandonati a percorsi che non riqualificano le professionalità ecc.. A me viene sempre da chiedere, ma chi deve metterci una pezza? Quali responsabilità si ripartiscono tra il lavoratore e chi lo impiega, tra Stato Sociale e fai-da-te..?

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  5. Gentile Dario, sul medio e lungo termine non si risolvono i problemi che spingono chi sceglie il suicidio perchè in preda alla disperazione più profonda a causa del perdurare della disoccupazione che si mangia tutti i risparmi di una vita…
    E’ facile per il trentenne, che magari abita ancora con la famiglia (e proprio grazie ai genitori oggi 50enni ha potuto studiare), potersi permettere considerazioni superficiali ed insensibili come quelle esternate da Larsen. E tutto perchè non tiene conto che quel 50enne in difficoltà magari non ha quella “certa sicurezza” proprio perchè ha scelto di aiutare i figli a farsi una propria vita (e sarebbe forse questo il motivo per cui quel 50enne non avrebbe “la testa a posto”???).
    Il problema è veramente serio, ed il ridurlo a semplici chiacchiere tra politici o ad un problema di nicchia (come nei casi delle realtà da te citate: “unBreakfast, Pr. di Milano, di Progetto Alte Professionalità ecc. “) non è certo una soluzione adeguata alla situazione e sopratutto non adatta ad un paese che si dichiara democratico. Il vero problema è che esiste una diffusa discriminazione nei confronti dei lavoratori in età matura (e l’intervento di “Larsen” ne è un chiaro esempio); che esistono leggi che dovrebbero impedire questa discriminazione (vedi ad esempio i limiti di età negli annunci di lavoro); ed il mondo politico si “adagia” dietro un’interpretazione falsata che pretende quale semplice soluzione “la riqualificazione”, senza considerare che il problema dell’esclusione dal mondo del lavoro non avviene più (solo) per scarsa professionalità, ma sopratutto per raggiunti limiti d’età. Ed è così che progetti derivati dal progetto europeo Equal vengono utilizzati per finanziare progetti del tutto inutili alla soluzione del vero problema. E da qui nasce la nostra iniziativa di inviare la nostra petizione al Parlamento europeo perchè apra una procedura d’infrazione contro lo stato italiano…
    Basta chiacchiere! C’è bisogno di fatti, di analisi serie e di rispetto reciproco. Lo spingere allo scontro generazionale serve solo a evitare che la gente si renda conto dei veri problemi (delle reali cause e delle responsabilità), permettendo al politico corrotto di continuare a “rubare” impunemente, distraendo continuamente fondi che tornano all’Italia dalla comunità europea… e che sono tutti nostri soldi (e per nostri intendo dei 20enni, 30enni, 40enni, 50enni … precari, disoccupati e pensionati compresi)

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  6. ciao luca, guarda, mi spiace che tu abbia preso il mio intervento in qualche maniera “contro” gli over40 in difficolta’.

    non credi che per un “circa30” stare a casa con mammina e papino sia una sorta di condanna?
    condanna che i tuoi colleghi (solo d’eta’ ovviamente) ci hanno affibiato apparentemente a vita.

    a “causa” del mio lavoro, sono freelance da sempre, e sono perennemente in contatto con la tua generazione.
    quello che vedo e’ pressapochismo, lassismo, superbia portata dai (presunti) risultati acquisiti spesso grazie ad intrallazzi di varia natura, ma raramente grazie a reali capacita’.
    ho visto aziende affondate da over40/50, boriosi e vanagloriosi, che non erano in grado di vedere aldila’ del loro naso o di ammettere di essere totalmente inadeguati al ruolo che gli era richiesto, convinti che gli errori fossero sempre degli altri.

    se la situazione attuale, accomuna “circa30” e “over40/50” non credi che sia principalmente dovuto agli errori che la vostra generazione ha iniziato?
    voi a 30 anni non vi stavate gia’ approfittando dei “ragazzini” di 20?
    non e’ partita una 10ina di anni fa questa corsa al “meno pago, piu’ son furbo”? (con la variante: “meno mi costa, piu’ sono bravo”).

    allora mi chiedo… noi di “circa30” siamo bloccati in una situazione in cui voi “over40/50” ci avete infilato, e adesso siamo tutti nella merda, come se ne esce?

    in questo paese la professionalita’ e le capacita’ non contano piu’ nulla, anzi, spesso sono un ostacolo, visto che sono qualita’ che si pagano (inclusa l’esperienza ovvio).
    e no, non siamo certo stati noi “circa30” a creare questa impasse da cui, al momento, non pare possibile uscire, se non scappando letteralmente all’estero.

    50 anni fa, all’estero, ci andava la gente con basse professionalita’, con un grado di istruzione minimo, spesso analfabeta… oggi dall’italia scappano le alte professionalita’, scappano i laureati… che qui vengono trattati, dai tuoi “colleghi d’eta'”, come “carne da cannone”.

    e si, sono un po’ incazzoso nei confronti della generazione “over40/50”, perche’ essere relegato, a “circa30” al ruolo di ragazzino, non essendolo piu’ da parecchio tempo, e con responsabilita’ a volte pesanti, non e’ propriamente una situazione confortevole.
    come non e’ confortevole non essere padroni in nessun modo della propria vita.

    ma non per questo la devi prendere sul personale… alla fine siamo sulla stessa traballante barca, ma come si tappano le falle?…

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  7. Divide et impera…
    Qualcuno ci vuole convincere che fino a 40 anni siamo giovani da formare lavorando più o meno gratis e dopo i 40 vecchi pronti per la rottamazione, in perenne lotta, pardon, competizione, gli uni contro gli altri.
    Sono quelli che a 20 anni sono già ricchi senza aver fatto un’ora di lavoro e a 70 lo sono ancora di più, sulle nostre spalle, grazie al nostro lavoro.
    Altro che conflitto generazionale: il conflitto vero è ancora quello di classe (ops, scusate la parolaccia, mi è scappata, non lo faccio più, sono un incorregibile sociologo, ma mi redimerò…)
    Meditate, gente: non è l’apertura della partita IVA che fa di un lavoratore un borghese…
    Un saluto a tutti i contendenti, pardon, competitors.

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  8. Caro “Larsen”, francamente le tue argomentazioni le trovo molto forzate. Dai tuoi discorsi sembra tu voglia scaricare tutti i tuoi problemi su altri, e per questo hai scelto le generazioni precedenti alla tua (generalizzando in modo molto scorretto). Non credi che questo sia un segno della tua incapacità al confronto?
    Etichetti la mia generazione come quella che sta mandando in malora l’Italia, quando il nostro “bel” paese è invece vittima di una diffusa scarsa professionalità che non conosce età.
    Anch’io sono freelance da sempre a causa della mia professione. Posso “vantarmi” di appartenere a quella generazione che ha contribuito a far crescere l’informatica (ero un ragazzino quando “giocavo” con il software e i primi microprocessori e l’informatica iniziava ad affacciarsi timidamente nelle università italiane). Ma posso dire ERO freelance, perché oggi a causa della mia età non ho più diritto neppure ad essere questo, perché chi offre lavoro (oggi in maggior parte giovani 30-40enni) non vuole avere nulla a che fare con chi ha più anni. Perché? Semplice: temendo il confronto non se la sente di rapportarsi con qualcuno che lo può giudicare.
    Il problema di voi giovani (ma è un problema che è sempre esistito e sempre esisterà) è che non accettate il confronto, convinti di poter essere più capaci e competenti solo perché magari avete studiato qualche anno in più, e con il solo titolo acquisito credete di poter scalare qualsiasi montagna. Il tempo però insegna che non basta avere le basi per eccellere in un lavoro, e che il necessario e indispensabile completamento dell’esperienza non può essere trascurato, pena l’insuccesso (vedesi aumenti di costi dovuti a errori per inesperienza).
    Così, invece di far tesoro dell’esperienza di chi ha qualche anno in più, con la possibilità di poter avanzare partendo da chi ha fatto esperienza prima di voi (ed è poi in fondo quello che si fa quando si studia sui libri…), il giovane 20-30enne vorrebbe far tutto da solo. E questa è, a mio modesto parere, la cosa più stupida che si possa fare (e non credere, anch’io ci sono passato e me ne sono reso conto solo dopo … ma ai miei tempi il rispetto per l’esperienza ancora esisteva!).
    Una lezione che ho ben imparato. E anche adesso, ogni qual volta devo affrontare un nuovo progetto software o hardware, per prima cosa guardo se qualcun altro ha fatto quel lavoro prima di me (vecchio o giovane che sia), così da poter avere basi certe, e non dover rifare cose già fatte, magari potendo così migliorarle. Ed è su questi concetti che è nato l’open source, un mondo figlio degli attuali 40/50/60 enni (Linux un esempio per tutti). E non mi sembra proprio che voi 30enni disdegnate di usare i frutti di questo lavoro.
    Il problema che tu ed io oggi stiamo soffrendo, è anche figlio di quella generazione di giovani “geni” dell’informatica. La grande forzatura degli anni passati del dover dare a tutti i costi il lavoro ai giovani (gli attuali 30-40enni) ha così provocato la precarietà. E oggi, l’ancora diffusa errata convinzione che solo un giovane possa lavorare con un computer (cosa che poteva valere quando IO ero giovane, cioè 20-30 anni fa), è invece la vera causa della discriminazione degli over 40/50.
    Il mondo dell’imprenditoria (chi ha i soldi e il potere), schiavo delle leggi del consumismo sfrenato, ha e sta sfruttando questa situazione a proprio vantaggio, e le divisioni tra realtà sociali (statale-privato, giovani-anziani, artigiano-operaio, ecc.) è proprio a vantaggio della loro libertà di poter fare quello che gli pare. E che questo non sia comunque la soluzione lo dimostra proprio i tanti continui insuccessi (come quelli che tu lamenti etichettandoli come colpe degli over40/50).
    La “chiusura” di certi 40/50enni che non accettano collaborazione da parte di chi è più giovane (lasciandogli il giusto spazio quando se lo merita), è dovuta principalmente al rischio che questo possa essere interpretato come un riconoscimento di una inefficienza, che determina inevitabilmente l’espulsione dal mondo del lavoro (con la conseguenza di non poterne trovare più). E’ così che il soggetto arriva a nascondere i propri errori, e il tutto si trasforma in una sorta di battaglia continua (e questo accade anche per i 30enni nei confronti dei 20enni).
    Vedi, noi 50enni quando avevamo 20 anni dovevamo combattere contro la diffidenza di chi allora doveva affrontare le nuove tecnologie avendone grande timore. Oggi le nostre generazioni sono accomunate dal dover fare i conti con una realtà quasi senza valori, dove il frutto del lavoro ha un valore relativo, perché quel che si costruisce oggi domani è già da buttare. Una giungla dove vince il più “forte” (e che troppo spesso è solo semplicemente il più “furbo”)
    Tu chiedi come si tappano le falle? Semplice: lavorando insieme per chiuderle e non litigando per decidere chi deve farlo, e accettando il fatto che tutti possiamo sbagliare e che tutti abbiamo capacità uniche che, se messe insieme, possono dare i risultati migliori.
    Pensaci!

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  9. Hei Claudio ! sei un grande!, “Divide Et Impera”, mi è piaciuta sopratutto la seguente considerazione: “fino a 40 anni siamo giovani da formare lavorando più o meno gratis e dopo i 40 vecchi pronti per la rottamazione”. Hai centrato perfettamente il problema, alla fine sono sempre i soliti furbi che guadagnano I soldini e se la spassano alle spalle degli altri.
    Alla fine solo noi poveri disgraziati siamo qui a discutere inutilmente, mentre loro, i “figli di papà”, magari sono già in crociera e si fanno delle belle risate su come noi poveri “mentecatti”, perdiamo tempo sulla rete a farci le seghe mentali su un futuro migliore…… se posso vorrei citare il tuo intervento sul mio prossimo sito…..Ripeto: SEI UN GRANDE!
    PS un 40enne disoccupato che non ha mai avuto un lavoro a tempo indeterminato……………….????

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  10. Grazie delle lodi sperticate, Paolo, ma credo che le mie siano solo considerazioni piuttosto banali. Ad ogni modo se lo ritieni utile puoi citarle dove vuoi.
    Del resto nell’era della “comunicazione”, con le forzature e le violenze alle quali sono sottoposte continuamente la logica ed il buon senso, il recupero di concetti banali si rende spesso necessario… Inoltre è anche vero ciò che diceva Pierre Bourdieu: “Ciò che oggi appare evidente, anteriore alla coscienza e alla scelta, spesso ha rappresentato la posta di una lotta e si è istituito solo al termine di uno scontro tra dominanti e dominati”. E oggi mi sembra chiaro che lo scontro sul tema del lavoro sia in pieno svolgimento.
    p.s. Se ti interessa un discorso più scientifico sulla relazione tra la giustizia sociale e la regolazione del mercato del lavoro ti consiglio di leggere la mia tesi (www.tesionline.it), che comincia proprio con questa problematizzazione del concetto di banalità. Lì troverai sicuramente qualcosa di meno “banale” (se non altro perchè ci ho lavorato per più di un anno).
    Chiedo scusa a Dario per il siparietto pubblicitario e lo ringrazio per lo spazio.

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  11. Grazie Claudio, andrò a leggere immediatamente la tua tesi.
    Le tue considerazioni non sono banali, anzi credo che spesso alcuni ragionamenti ritenuti erroneamente banali ci aiutino a ritrovare i concetti fondamentali ed aimè, smarriti della vita reale. Come tu giustamente affermi, citando “Bourdieu” (che ammetto di non conoscere) alcune conquiste nel mondo del lavoro, hanno comportato il sacrificio di molte persone ( a volte anche perdendo la propria vita); sacrifici purtroppo cancellati con un colpo di spugna da una legge schifosa ed antidemocratica che riporta la condizione dei lavoratori ai tempi delle piantagioni di cotone.
    Anch’io ringrazio Dario per lo spazio concesso.

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