Ho visto Gomorra e c’è poco da dire, è un gran bel film. Potente, duro, diretto. Si innesta subito nel sistema nervoso dello spettatore e mette ansia come un normale film d’azione genera adrenalina. A me ha irrigidito il muscolo della mascella per due ore: una tensione sottile – onirica e cattiva, come si dice di un odore – che ti veste come un abito su misura e ti fa “accomodare” per un paio d’ore sul velluto dell’inferno.
Il contesto narrativo? Un incubo a occhi aperti, folle, perfettamente studiato, autoconsistente e violento. La camorra, in poche parole, così come non l’ha mai raccontata nessuno dopo Ruben H. Oliva. Il film di Garrone procede con il punto di vista della vittima e del carnefice insieme, ovvero del sistema: ti parla in prima persona, in presa diretta, con sequenze girate anche a spalla.
Le storie sono cinque, raccontano di un ragazzino di Scampia affascinato dal sistema, che lo inghiotte, lo inizia e gli chiede di tradire i suoi affetti; un giovane assistente di un trafficante (Toni Servillo – in foto) di rifiuti tossici, che scende nelle profondità dell’economia illegale e del lavoro nero, tra discariche e affarismo spietato; un maestro della sartoria campana che vende la sua esperienza ai cinesi e per questo finisce a fare il camionista per la camorra; un corriere che porta soldi ai familiari dei detenuti alle Vele di Scampia nel mezzo di una guerra tra camorristi e scissionisti; infine la storia surreale di due sbandati, randagi e folli, che vivono l’adolescenza come un film d’azione rimuovendo coscienza, paura e senso della realtà. Cinque punti di vista che mostrano senza filtri il sistema dall’interno, le sue regole, i suoi difensori.
Ho visto Gomorra a denti stretti, facendo finta di non sapere che ogni storia raccontata poteva finire soltanto in due modi: male o malissimo. Ma quello che più affascina e rapisce, come soltanto un affresco dell’Apocalisse sa fare, è la rappresentazione del sistema: uno stato nello Stato, una struttura che è insieme controllo, protezione, economia, commercio, assistenza, edilizia popolare, lavoro e percorso di vita. Tutto è previsto nel modello della Camorra, secondo Roberto Saviano (in foto): toglie dalla strada, ti offre formazione (iniziazione, prima di tutto), occupazione e anche una pensione sociale. Ti garantisce cioè un futuro, finché non ti uccide.
Il trailer