Vi hanno mai tagliato lo stipendio del 25% senza preavviso? Beh, pensateci. Potrebbe capitare anche a voi, alla faccia di ogni forma di negoziazione (prima forma di rispetto del lavoro). A me è capitato. Questa è l’elegante lettera del Sole 24 Ore con cui si annuncia che verranno decurtati i compensi ai collaboratori: sono loro a doversi fare carico della crisi in editoria. Per il resto condivido le tre valutazioni di Nicola Mattina.
Ultima modifica: 2009-01-20T16:47:21+01:00 Autore:
Ciao Dario, ben tornato nella blog sfera…
forse tu mi puoi aiutare a chiarire una cosa accaduta ad una collega di mio fratello.
Questa collega, incinta di due gemelli, ha avuto una serie di complicazioni durante la gravidanza, per cui è stato necessario un ricovero in ospedale. Essendo a rischio è dovuta rimanere in ospedale per un paio di mesi. (I piccoli sono nati ieri e stanno bene) Ebbene dopo il primo mese l’amara sorpresa, lo stipendio le è stato dimezzato. Il motivo è il seguente l’Inps, visto che la ragazza ha avuto vitto e alloggio gratuito in Ospedale, le decurta la busta paga del 60%.
Io di questa cosa non ne ho sentito parlare, e la trovo scandalosa
Ciao Micaela. Mi suona molto strano. Non ti so rispondere. E’ un quesito da consulente del lavoro. L’unica cosa che mi viene in mente è che per la maternità, in generale, non quelle a rischio, esiste comunque una decurtazione dello stipendio che arriva fino al 30% dopo il sesto mese (per i primi 5 mesi di assenza si percepisce uno stipendio comunque dell’80-90%), pur mantenendo il posto di lavoro. Quello del ricovero deve essere un caso specifico, ma onestamente è la prima volta che lo sento.
sarebbe bello decidere di interrompere la collaborazione, magari mandando una lettera in cui in modo unilaterale si sostiene che per rimanere collaboratori di qualità e indipendenti si sarebbe reso necessario, con spirito costruttivo, produrre altrove o sospendere la propria produzione.
Avevo letto la notizia e non mi ha sorpreso.
Tuttavia, ancora a distanza di anni, mi sfuggono alcuni dettagli relativi all’origine della crisi dell’editoria. Non capisco, ad esempio, perché si debbano distribuire con un giornale oggetti (gadget e allegati vari, sino ai bundle) che magari risulteranno interesanti ma contribuiscono (quasi sempre direttamente) a fare lievitare i costi. Non capisco – con immenso rispetto per i collaboratori – perché oggi molti giornali non li facciano più i giornalisti ma i collaboratori, pagati due euro per poter destinare il budget alla “firma” nota che, purtroppo, spesso è soltanto capace di gestire i suoi rapporti interpersonali e rubacchia idee e articoli a colleghi più capaci (nessun problema, in privato, a fare nomi e cognomi) ma meno abili nel promuovere sé stessi. Non capisco, infine, cosa si intenda per “crisi” dell’editoria: i buoni giornali, quelli che danno il giusto valore al contenuto e all’idea continuano a essere venduti, quello che si vende meno, nella contingenza del momento, è la pubblicità. Ma gli editori, per loro missione, fanno i giornali o la raccolta?
Riflettiamo insieme.
Tutta la mia solidarietà, in bocca al lupo.
Grazie Marco.