Epifanie del Lavoro

Fotografia mostra AL LAVOROUn’iniezione di immagini, emozioni e qualche pugno nello stomaco che mandino in black out un cervello che computa ogni giorno soltanto informazioni necessarie a eseguire compiti non fa mai male, giusto per liberarci dall’oppressione di avere troppi lacci con le necessità.

Io alle mostre solitamente vado per tre motivi: sentirmi meno normale, nel senso di abbandonare per un momento le troppe norme che nella vita devo rispettare; arrabbiarmi, ovvero percepire me stesso ancora come vivo e pensante; farmi cullare dall’immaginazione e da quel “libero gioco tra intelletto e fantasia” che credo faccia molto bene nell’epoca dei bit e degli algoritmi.

Tutto questo per suggerirvi la visita alla mostraAl Lavoro” (.PDF), aperta fino all’8 febbraio, organizzata da Progetto Comunicazione allo Spazio MIL in Via Granelli a Sesto San Giovanni (quella dei “parrucchieri di Gattuso”, dove sono tutti comunisti…), alle porte di Milano, zona Nord.

Qualche dettaglio, come recita il comunicato stampa: “è una mostra sulle problematiche del lavoro e della sicurezza realizzata da Progetto Comunicazione per raccontare la precarietà, la morte, la fatica, nella convinzione che un buon modo per fotografare la nostra società sia capire come essa paga chi lavora, quali condizioni gli impone, quali diritti gli riconosce, quanti lavoratori uccisi è disposta a tollerare.

In Italia di lavoro si muore ogni giorno, per infortunio e per malattia. L’Italia è il paradiso della precarietà, senza sicurezza del posto di lavoro e del reddito. A chi viene da altri Paesi per cercare lavoro, l’Italia offre schiavitù e illegalità.

La mostra Al Lavoro usa tutti i mezzi – testi, fotografie, video, installazioni – e tutti i linguaggi – documentari, reportage, interviste, statistiche, opere d’arte – per compiere il suo racconto, che comprende oltre 500 fotografie e 50 video, con decine di schermi attivi.

L’allestimento presenta una successione di macroaree: lavoro e diritti, sicurezza, fabbrica e ambiente, lavoro domestico, precariato, immigrazione.

Le installazioni spaziano dal racconto della strage da amianto causata dalla Eternit di Casale Monferrato, al viaggio da infiltrato di Fabrizio Gatti sulle rotte dei nuovi schiavi, dal rapporto di Medici senza frontiere sulle condizioni di lavoro nell’Italia del sud al reportage di Fernando Moleres sullo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo, dai video dell’archivio Ilaria Alpi ai servizi fotografici sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche e nei cantieri, dalle interviste ai precari alle foto dei braccianti e dei pescatori.

Il pavimento della mostra è tappezzato dai nomi dei morti di lavoro dell’ultimo anno, la serie storica dei dati sugli incidenti è proiettata in loop. Sulle pareti, gli articoli della Costituzione e dello Statuto dei lavoratori ricordano come si dovrebbe lavorare e vivere nel nostro Paese”.

Ultima modifica: 2009-01-23T11:19:42+01:00 Autore: Dario Banfi

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