Condizioni e identità del lavoro professionale

È il titolo della raccolta di testi che sta operando online la casa editrice Derive e Approdi, e diffondendo liberamente, relativi alla lettura e commento di “Ceti medi senza futuro?“. L’idea, molto bella a mio avviso, è di raccogliere gli interventi di alcuni dei relatori che sono stati invitati a presentare il libro di Sergio Bologna nelle diverse città.

Sono contributi interessanti, che l’autore del saggio introduce con questo testo inedito(formato .PDF), dove si può leggere:

La presentazione di un libro può essere a volte un’occasione per creare un evento con esiti imprevisti, per mettere in moto dinamiche latenti. […] I momenti più ricchi e interessanti, le volte in cui dici “beh, è valsa la pena pubblicarlo”, sono stati quando il pubblico si è impadronito della discussione. E’ accaduto all’Università di Roma e all’Università di Bologna, di fronte ad aule piene di studenti, è accaduto all’Università di Padova, dove prima della presentazione si è proiettato un video su una lotta in corso di soci-lavoratori di una cooperativa della logistica…

Dei microsaggi che riporducono in forma scritta il dialogo sviluppato con Sergio Bologna si possono leggere (per ora) quelli di Lia Cigarini e Christian Marazzi. Il primo è centrato sul valore dell’approccio femminile al lavoro autonomo di seconda generazione. Una breve citazione:

Le donne sono le abitanti naturali del post-fordismo, per competenze e conoscenze ma anche perché più dei maschi scelgono il lavoro autonomo perché lì è possibile un controllo personale dei tempi.  […] Il lavoro femminile non è un segmento del mercato del lavoro, ma è il lavoro tout court. […] Le donne studiano con passione e vogliono lavorare restando tuttavia legate al simbolico e alle pratiche della riproduzione dell’esistenza umana. […] Quando si tratta di guadagnare più soldi non c’è un limite all’alienazione maschile. Le donne non sono così, non interamente, per loro rimane aperto un gioco tra relazioni personali e relazioni imposte e regolate dal mercato. Non si consegnano completamente alla misura dei soldi e alla competizione. Questa dialettica è ormai visibile, non è più silenziosa.

Il secondo, di Christian Marazzi, è più legato al tema dell’appartenenza e della rappresentazione/rappresentanza. Si legge:

Bisogna guardare alle forme di vita di questa nuova classe fatta di singolarità multiple, di moltitudine. Il lavoro come vita oggi non ha rappresentanza, ma sta già producendo innovazione sociale, relazioni, scambi di esperienze, centri di ricerca autonomi, modalità di autoformazione, un vero e proprio prologo in terra di una democrazia a venire.

Sono previste le pubblicazioni anche di riflessioni di K. Neundlinger e L. Romano, oltre alla riproduzione di un mio contributo (“Karl Marx farebbe il blogger?“), già riportato qui su Humanitech.

MICROIMPRESA - Rivista della CGIA di MESTRESempre di Luca Romano, invece, tengo a riportare un saggio contenuto nell’ultimo numero di MICROIMPRESA – Rivista di cultura economica dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese CGIA Mestre (e-mail: sindacale@mailcgiamestre.com), che ha gentilmente autorizzato la diffusione via Web del suo articolo “La microimpresa non è un’impresa?” (file .PDF).

È una lettura di precisione, utilissima, che affonta la questione sollevata da Sergio Bologna relativa alla opportunità o meno di considerare le microimprese delle vere imprese e non piuttosto “lavoro autonomo organizzato”. Non hanno capitale e neppure una vera suddivisione del lavoro [bye bye Schumpeter!] perché manager e salariati in fondo sono la stessa persona. E ancora: su lavoratori indipendenti e micro attività si scaricano oggi i costi delle grande imprese e gli oneri del welfare. Resta da chiedersi criticamente – scrive Romano – quando entreremo veramente in un’economia della conoscenza, che vede tutelati e rappresentati i suoi più avanzati protagonisti? Quando verrà riconosciuta l’autoformazione degli autonomi come valore sociale? E, in definitiva, superato il pensiero unico, centralizzato, sul mondo del lavoro?

Ultima modifica: 2008-03-20T12:43:34+01:00 Autore: Dario Banfi

Lascia un commento